Concessioni demaniali in alto mare, operatori balneari con l'acqua alla gola

Rosolina mare
ROSOLINA - A poco meno di un anno e mezzo dalla tassativa scadenza delle concessioni demaniali marittime e della loro messa a gara con bando ad evidenza europea, negli...

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ROSOLINA - A poco meno di un anno e mezzo dalla tassativa scadenza delle concessioni demaniali marittime e della loro messa a gara con bando ad evidenza europea, negli stabilimenti balneari si vive un clima d’incertezza perché l’approvazione del Ddl Concorrenza in cui sono recepite le norme comunitarie della direttiva Bolkestein, lascia diverse zone d’ombra. «Stiamo lavorando con il freno a mano tirato - spiega Ferdinando Ferro, presidente provinciale del Sib-sindacato italiano balneari aderente a Fipe Confcommercio, vicepresidente di Confcommercio Rovigo e vicepresidente del Cob-consorzio operatori balneari di Rosolina Mare, in un intervento sulla pagina Facebook di Confcommercio Rovigo - e questo non va bene per noi e per i turisti che frequentano le nostre spiagge. Il Sib fin da subito ha espresso ferma contrarietà alla delega contenuta nel Ddl Concorrenza perché confusa e pasticciata, foriera di contenziosi e in grado di distruggere in poco tempo quanto costruito in decenni di sacrifici per la realizzazione di un modello di balneazione attrezzata unico in Europa, e quanti meritevole di attenzioni diverse dal resto dell’Europa».



LA SPAGNA

Per rendere immediatamente comprensibile la questione, Ferro prende a confronto la Spagna: mentre in Italia la concessione è un semplice tratto di costa segnato su un mappale, con un canone rapportato alle dimensioni utili per l’attività -e recentemente pure aggiornato con un incremento del 30% - e il privato tra mille difficoltà e autorizzazioni deve riuscire ad impostare la sua attività, nel paese iberico, invece, gli investimenti sugli stabilimenti vengono fatti dal pubblico e il privato concessionario concorre per una gestione “chiavi in mano”.
«È evidente che l’approccio previsto dalla legge regionale del Veneto, secondo cui le concessioni sono automaticamente prorogate in funzione del valore degli investimenti fatti sugli stabilimenti per consentirne il godimento, sia quello corretto - sottolinea Ferro - io, come altri, ho investi qui tutta la mia vita ed è un’utopia pensare che si insedi nel territorio qualcuno in grado di fare meglio, perché nei limiti di quanto ci viene concesso di fare sul terreno demaniale, ognuno s’impegna ad offrire il massimo, diversificando l’offerta per cercare di andare incontro alle diverse esigenze dei turisti».

LE RELAZIONI


L’auspicio secondo Ferro «è che riprendano le relazione tra Regioni e Stato per modificare le modalità di messa a gara delle concessioni demaniali marittime che, al momento, non prevedono neppure un giusto indennizzo per chi eventualmente non volesse partecipare all’aggiudicazione. Speriamo che anche il Sib sia coinvolto nella scrittura condivisa delle norme che regolano la vita e la morte di migliaia di imprese italiane impegnate nella gestione degli stabilimenti balneari italiani, perché altrimenti, e lo dico provocatoriamente, cosa dovremmo fare? Prendere la ruspa e demolire tutto al termine della concessione per riconsegnare la spiaggia come l’avevano ricevuta i nostri genitori?».
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Il Gazzettino