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VENEZIA - Gli occhi sono di un azzurro opaco, spento. La barba e i capelli lunghi, incolti, dopo mesi di prigionia in condizioni disumane. A distanza di più di 70 giorni, ecco le foto di Marco Zennaro detenuto in una cella di un commissariato in Sudan dal 1. aprile. In un'altra immagine, il 46enne imprenditore veneziano si tiene la testa tra le lacrime. A rilanciare queste due immagini inedite è la pagina Facebook Sosteniamo Marco-Marco Zennaro libero, creata dagli amici dell'uomo e che oggi conta ottomila iscritti.
ORE DECISIVE
Sono ore decisive per la situazione dell'uomo, finito agli arresti per una controversia commerciale in cui era coinvolto (a insaputa dello stesso imprenditore) un miliziano vicino alle forze armate che, adesso, chiede un risarcimento di 700mila euro per una partita di trasformatori (a suo dire) irregolari. Nonostante siano cadute le accuse nel procedimento penale, infatti, è rimasta in piedi la causa civile: le forze armate non sembrano intenzionate a rilasciare Marco se non in cambio delle dovute garanzie bancarie utili a coprire la cifra richiesta. La famiglia spera: oggi, infatti, il giudice potrebbe esprimersi sul caso. L'augurio è che si proceda con una diversa misura di custodia, meno afflittiva: gli arresti domiciliari. Zennaro era finito in commissariato il 1. aprile, poi il 2 giugno era stato trasferito in carcere e da qualche giorno si trova di nuovo nella stessa cella del commissariato di prima, per una seconda causa arrivata da un'altra società. Il sindaco Luigi Brugnaro venerdì aveva svelato la scesa in campo del premier Mario Draghi. «Anche oggi ho avuto un'interlocuzione diretta con Palazzo Chigi per seguire da vicino la vicenda di Marco Zennaro - aveva postato su Twitter il primo cittadino- La situazione potrebbe sbloccarsi nei prossimi giorni con l'autorevole intervento del premier Draghi. Venezia tutta è al fianco della famiglia».
CAMBIO DI PASSO
La Farnesina, dopo settimane di intenso lavoro diplomatico, negli ultimi giorni ha decisamente cambiato passo. L'intenzione è probabilmente quella di accelerare il procedimento. È stato lo stesso ministero degli Esteri a uscire allo scoperto con una dura nota in cui si parlava di
«inaccettabili condizioni» di reclusione, chiedendo che
Zennaro potesse essere «al più presto trasferito agli arresti domiciliari in albergo».
SOLIDARIETÀ
La città, intanto, continua a manifestare la sua solidarietà nei confronti del suo concittadino. Ieri, è partita la 24ore del remo per chiedere la liberazione di Marco: 24 vogatori che remeranno un'ora ciascuno, senza interruzioni, giorno e notte, in una staffetta di un giorno intero. Il patriarca Francesco Moraglia, ieri, ha ribadito il suo sostegno: «Da subito mi sono chiesto cos'avrei potuto fare, allo stesso tempo cercando di tenere un profilo basso data la difficile situazione. Il modo più diretto mi è sembrato parlare con la Nunziatura, con cui ho tuttora uno scambio di mail. Sono disponibile a fare tutto quello che posso, ma in modo coordinato, per non compiere passi falsi».
Il Gazzettino