PADOVA - Da bambino non frequentava neppure l'ora di educazione fisica, da adolescente non ha mai toccato un pallone da basket, da adulto non si è mai cimentato con il...
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Prima, lo sport in tutte le sue forme, per lui era off-limits. Questo, fino a 34 anni, trascorsi lontanissimi dall'attività motoria per colpa della cardiopatia congenita ipertrofica che, nel mezzo del cammin della sua vita, è diventata dilatativa. Il cuore di Marco, cioè, ha cominciato a ingrandirsi, a ingrossarsi sempre più. Per questo ha subito un trapianto: correva il marzo 2008, l'équipe era quella di cardiochirurgia del Centro Vincenzo Gallucci dell'Azienda ospedaliera universitaria di Padova, direttore il professor Gino Gerosa. E da allora lo sport si è affacciato sulla sua vita, tanto da diventare giorno dopo giorno uno dei suoi migliori amici.
Fino alla partecipazione ai Campionati europei per trapiantati di cuore e polmone, svoltisi nei giorni scorsi a Lignano Sabbiadoro. Qui Marco Ruzzon ha superato se stesso, portando a casa quattro medaglie d'oro e due di bronzo. «Un successo inimmaginabile per me...», racconta, oggi 44enne, di professione agente di commercio, sposato e padre di famiglia. Una ragazza di quattordici anni e una bambina di dieci (praticamente coetanea del suo secondo cuore), le sue fan più accanite.
LE GARE Come sono arrivate le sei medaglie? «L'oro l'ho preso nella corsa campestre di 4 chilometri, nei 1.500 metri di atletica, nei 20 chilometri di ciclismo e nel biathlon, combinazione di ciclismo e altletica. I due bronzi - racconta orgoglioso - in pallavolo con la squadra nazionale e nel volano. E sono stato in buona compagnia: anche i miei amici trapiantati padovani Paolo Visentin e Luca Lotto hanno vinto rispettivamente la medaglia di bronzo in pallavolo e il bronzo in atletica».
Lui ripete che ha vinto grazie al suo cuore: «Ho avuto la fortuna di ricevere questo dono e di rinascere, altri non ce l'hanno perché le donazioni di cuore sono sempre meno. Io ci tengo a sensibilizzare l'opinione pubblica: lo sport aiuta, e aiuta tutti. Mi piacerebbe che la mia storia veicolasse un messaggio di speranza, facesse capire a chi sta nelle mie condizioni di allora che la vita può migliorare grazie a quel grandissimo gesto di generosità che è la donazione degli organi, propedeutica al trapianto».
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Il Gazzettino