Mappe ed esploratori della Serenissima con Il Gazzettino

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Chi naviga ha bisogno di carte. Ecco allora spiegato perché Venezia divenne uno dei grandi centri di elaborazione cartografica. Tutto questo è ben spiegato nel libro...

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Chi naviga ha bisogno di carte. Ecco allora spiegato perché Venezia divenne uno dei grandi centri di elaborazione cartografica. Tutto questo è ben spiegato nel libro di Lara Pavanetto, Mappe ed esploratori sulle rotte della Serenissima, edito da Dario De Bastiani, in edicola da oggi a 7.90 euro, oltre al prezzo del nostro quotidiano. Il volume, arricchito anche da un importante apparato di illustrazioni, ripercorre le principali tappe della cartografia e dell'esplorazione veneziane.

UN ATLANTE
Con un avvertimento: non ci trovate Marco Polo. Sul mercante veneziano che visita la Cina è stato scritto talmente tanto che è meglio rivolgere l'attenzione agli altri, che non sono pochi. I fratelli Zen, per esempio, che alla fine del Trecento navigano nell'Atlantico settentrionale e, seguendo le rotte dei vichinghi, con ogni probabilità arrivano fino all'America settentrionale. È ormai certo che in Canada e nella costa nord degli Stati Uniti gli scandinavi li chiamavano Vinland ci siano state colonie vichinghe e linee di navigazione più o meno regolari: i veneziani Zen ci sarebbero arrivati pure loro, ma senza realizzare di avere scoperto un nuovo continente. D'altra parte nemmeno Cristoforo Colombo l'aveva compreso, motivo per cui nel Cinquecento si pensava che il Nuovo Mondo fosse stato scoperto da Amerigo Vespucci e infatti da lui prende il nome; tra l'altro, la conoscenza della scoperta è stata diffusa proprio attraverso libri stampati a Venezia, l'indiscussa capitale editoriale del tempo. Alvise da Mosto (detto Cadamosto) invece naviga molto più a sud, scopre le isole di Capo Verde ed è il primo europeo a risalire per un centinaio di chilometri il corso del fiume Gambia, assieme a lui ci sono due genovesi, Antoniotto Usodimare e Antonio de Noli, l'impresa, invece, è finanziata dal re del Portogallo, a testimonianza di quanto fosse interconnesso il mondo di allora. I viaggiatori veneziani verso Oriente sono stati numerosi, e nel libro di Pavanetto si raccontano le vicende di Ambrogio Bembo che sul finire del Seicento arriva fino in India, passando per la Siria e Persia, dove si ferma a lungo e a Persepoli incontra un disegnatore francese con il quale rientra ad Aleppo, in Siria, e che illustra le tappe del viaggio. A Venezia si comincia a utilizzare la parola «mappamondo», viene usato il termine «isolario», nel 1550 si stampa il primo trattato geografico, Delle navigationi et viaggi di Giambattista Ramusio. Il più importante mappamondo prima della scoperta dell'America è quello di fra' Mauro: realizzato verso metà 400 nel convento di San Michele in Isola, e oggi conservato in un'unica copia nella Biblioteca Marciana di Venezia.

Alessandro Marzo Magno
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Il Gazzettino