Aldo Pio Manuzio, quando la Serenissima inventò l'editoria moderna

Aldo Pio Manuzio nell'illustrazione di Bergamelli
Da più di mezzo millennio il simbolo che contraddistinse i libri che dava alle stampe – un'àncora con un delfino – assieme al motto che lo...

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Da più di mezzo millennio il simbolo che contraddistinse i libri che dava alle stampe – un'àncora con un delfino – assieme al motto che lo accompagnava, “festina lente”, affrettati con calma, è il marchio del suo genio indiscusso. Perché Aldo Pio Manuzio non fu solo il più grande editore del Rinascimento (e forse il più grande della storia): fu un innovatore che nel secolo in cui Venezia produsse più libri che in tutti gli altri paesi d'Europa messi assieme si distinse per la qualità dei suoi lavori, la cura delle edizioni, le trovate grammaticali e sul formato. Fu anzi grazie a persone come lui, se in pochi anni la Serenissima divenne la capitale della stampa. Aldo Manuzio inventò il corsivo, ideò il punto e virgola, perfezionò il libro tascabile, rendendolo uno strumento maneggevole e ricercato. Fu uno dei primi pionieri dell’umanesimo: creatore di una sua Accademia, la “Aldina”, fu amico di Pico della Mirandola, di Pietro Bembo e di Erasmo Da Rotterdam, e a pochi decenni dall’invenzione della stampa con caratteri mobili fu in grado di produrre opere così avanzate e di qualità così alta (come per esempio l'Hypnerotomachia Poliphili, considerato il primo romanzo – illustrato – della storia) che nemmeno nei secoli successivi una tale perfezione sarebbe stata raggiunta.


Lo potè fare perché scelse Venezia, dove una fortunata unione di menti feconde diede vita a uno dei momenti più alti della Storia. Ma, come spesso accade ed è accaduto, nemmeno lui era nato nei territori della Serenissima e anzi era arrivato in laguna in età matura: nato a Bassiano, piccolo borgo laziale, tra il 1449 e il 1452, si formò a Roma negli studi classici proprio negli anni in cui Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz vi impiantarono la loro officina tipografica (la prima mai aperta in Italia), e poi a Ferrara. Compagno di studi di Giovanni Pico della Mirandola, nel 1482 seguì l'amico nella città emiliana, e successivamente fu tutore dei due nipoti di Pico, Alberto III Pio e Lionello Pio, principi di Carpi. Fu forse Alberto il primo finanziatore della successiva attività di stampatore di Manuzio, che si vide anche regalare dal principe – col quale mantenne un legame saldo per tutta la vita – alcuni terreni nei pressi di Carpi. Ma il suo amore per i classici latini e soprattutto greci lo poteva portare in una sola città, all'epoca: Venezia, dove non solo esisteva una vasta comunità greca, rifugiatasi in laguna dopo la conquista ottomana di Costantinopoli del 1453, ma anche l'intera collezione di codici e manoscritti greci lasciati alla città dal cardinale Bessarione, coi quali era stata istituita la Biblioteca Marciana...


Era il 1490, e intuendo le potenzialità del nascente panorama tipografico Manuzio impiantò la sua attività a Sant'Agostin. In circa vent'anni stampò centotrenta edizioni in greco, latino e volgare. Il suo catalogo (fu il primo a istituirne uno) costituì una specie di enciclopedia del sapere umanistico. Ma se si fosse fermato a questo non sarebbe stato il genio che fu; invece Aldo Manuzio sistemò in maniera determinante la punteggiatura: il punto come chiusura di un periodo, la virgola, l'apostrofo e l'accento impiegati per la prima volta nella loro forma odierna, nonché l'invenzione del punto e virgola. Commissionò il carattere corsivo al bolognese Francesco Griffo, e introdusse il cosiddetto formato in ottavo (fino ad allora usato solo in alcune opere di carattere religioso), rendendo i libri maneggevoli e trasportabili, gli antenati del formato tascabile. Fu anche il primo a stampare un libro con la numerazione pagina per pagina: un'idea rivoluzionaria, nella sua apparente semplicità. Nel 1502 fondò l'Accademia Aldina, dedicata agli studi ellenistici, che annoverò fra i suoi membri alcuni dei più grandi studiosi dell'epoca: Thomas Linacre, Pietro Bembo (che gli regalò una antica moneta che ispirò il marchio delle sue edizioni) ed Erasmo da Rotterdam, che fu a lungo ospite dello stampatore e si lamentò della spilorceria dell'amico che bruciava poca legna nel camino e aveva la casa piena di pulci e cimici. Aldo Manuzio morì a Venezia il 6 febbraio 1515. Oggi per fortuna, però, lo ricordiamo più per i suoi meriti.
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Il Gazzettino