La malattia spegne il sorriso dell’avvocatessa De Candido

La professionista è morta a 61 anni in sei mesi. Lascia il marito Marco Francescon anche lui avvocato

Manuela De Candido
TREVISO - L’avvocatessa civilista Manuela De Candido si è spenta ieri, alle 3 della mattina, dopo sei mesi di malattia, affrontata sempre con il sorriso e il...

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TREVISO - L’avvocatessa civilista Manuela De Candido si è spenta ieri, alle 3 della mattina, dopo sei mesi di malattia, affrontata sempre con il sorriso e il confronto della sua amata famiglia. La professionista, 61enne, molto stimata dai colleghi e dall’intero ambiente forense, aveva scoperto il male questa estate, al ritorno da una vacanza. Seguita dall’ospedale di Verona aveva voluto lavorare finchè era stato possibile. Poi, la malattia era stata più forte anche della sua ferrea volontà e della sua voglia di vivere.


CHI ERA
Laureatasi all’Università di Padova, aveva superato brillantemente l’esame da procuratore ed era iscritta all’Ordine degli Avvocati dal 1990. Si era dedicata con abnegazione alla professione dapprima nello studio legale Campoccia, a Conegliano, dove viveva. Per poi unire la vita professionale a quella sentimentale con l’avvocato Marco Francescon. I due legali si erano sposati e avevano dato vita a uno studio associato, costituito nel 2005, con due sedi una a Treviso in via Longhin e una seconda proprio a Conegliano, in via Cavour. Una conoscenza nata nelle aule universitarie, quella tra Manuela De Candido e Marco Francescon, che era diventata qualcosa di solido e robusto. Dalla loro unione sono nati due figli, Alessandro, 32 anni e Giulia, 30 anni. Nessuno dei due giovani ha seguito le orme dei genitori in campo professionale. Erano, però, molto uniti e alle volte trascorrevano le vacanze tutti insieme nella casa in montagna. La montagna era, infatti, l’altra grande passione di Manuela, che aveva ereditato dal papà Italo De Candido, noto maestro elementare di Conegliano ma, soprattutto, fondatore e presidente dello sci club cittadino “Penna bianca”. Un nome derivato dal fatto che Italo era stato ufficiale degli alpini e, quindi, una “penna bianca”. 


LA PASSIONE


Scomparso Italo, a portare avanti l’attività del club ci aveva pensato proprio l’avvocatessa, insieme al fratello Furio. «Era esperta sciatrice, ma della montagna amava ogni stagione. Spesso accompagnava sulle piste i figli di tanti colleghi iscritti allo sci club» racconta un collega. Mentre altre voci arrivano da amici e professionisti che dividevano con lei le aule dei tribunali. «La ricordiamo come una professionista esperta, una persona per bene, tenace, non mollava mai». E, un’amica: «La ricordo per l’estrema generosità nei confronti di tutti e per la dedizione assoluta nella crescita dei figli». La data del funerale non è stata ancora fissata. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino