Padova. Portano la statua della "santa vulva" in processione, il corteo di "Non una di meno" rischia la denuncia

Si ipotizza il reato di violazione della tutela del sentimento religioso

La vulva in cartapesta portata in processione
PADOVA - Simbolo di fertilità e prosperità fin dalla preistoria. Mostrata in tutto il suo crudo e dettagliato realismo quale “Origine del mondo” da...

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PADOVA - Simbolo di fertilità e prosperità fin dalla preistoria. Mostrata in tutto il suo crudo e dettagliato realismo quale “Origine del mondo” da Gustave Courbet o coperta da una foglia di fico come scelse di fare Eva, dopo essere stata scacciata dal Paradiso terrestre. C’è chi ha cercato di coprire la vulva, seppur nell’arte, anche molto più di recente: come nel 2016 quando si scelse di nascondere la nudità della Venere capitolina in occasione della visita del presidente iraniano Hassan Rouhani. Fatto sta che, elogiata nelle collezioni private dell’Ottocento e censurata a partire dal medioevo, la vulva è da sempre al centro dell’Arte. Ma la sua “esaltazione” ora diventa tema di dibattito anche nelle aule della Procura. Sì, perchè, c’è una linea sottile tra la protesta goliardica e la deriva blasfema. Una linea sottile che adesso la Procura di Padova dovrà decidere se è stata valicata venerdì sera dalle attiviste di “Non una di meno” che hanno mimato per le strade del centro della città del Santo una processione portando in spalla una grande statua della “Santa vulva”, con tanto di aureola fiorita, accompagnandola durante il percorso dalla cantilena impostata sullo stesso schema litania dei santi: “La preghiera della Santa vulva”, che in realtà ricorda l’”Ave Maria” anche a chi non ha mai frequentato il maggio mariano.

L'indagine

Suggestione maliziosa dei “timorati di Dio”, come accusano le attiviste, o reale oltraggio in barba al sentimento religioso dei passanti? La Digos di Padova, visto che in un primo momento, oltretutto, il corteo era previsto iniziare e finire in due luoghi simbolo della cattolicità patavina - il Santo e il Duomo - ha deciso di non lasciar correre e ha raccolto tutto il materiale foto, audio e video del corteo della sessantina di attiviste “pro aborto”, affinché il pubblico ministero possa valutare tutti gli elementi che potrebbero far emergere il reato di “violazione della tutela del sentimento religioso”.

I dettagli

Le tante somiglianze con una processione religiosa, la preghiera che rimanda all’Ave Maria e alle litanie dei santi, ma anche la scelta, in un primo momento, di iniziare il corteo al Santo e di concluderlo al Duomo - decisione poi caduta, tanto che nei manifesti ancora affissi, si è deciso di cancellare i due luoghi, forse proprio per evitare polemiche - mettono a rischio le partecipanti al corteo, che potrebbero rimediare una denuncia. Lo scopo della protesta di “Non una di meno” era quello di puntare l’attenzione sul problema del percorso tortuoso per alcune donne per arrivare all’interruzione di gravidanza. E la modalità era la chiara satira nei confronti dei movimenti di opinione diametralmente opposta, di dichiarata ispirazione religiosa, che anche a Padova sono scesi in piazza di recente. Non è la prima volta, d’altro canto, che gli attivisti dei movimenti di sinistra si “appellano” ai santi, a partire da “San Precario”, diventato simbolo dei lavoratori senza contratto o a tempo determinato. Ma in questo caso il “colpo d’occhio” della gigante scultura di cartapesta che, stilizzata, riproduceva l’organo genitale femminile, ha - secondo la Digos, che rimette però ovviamente la valutazione alla procura - superato la sottile linea tra il lecito e l’illecito, la satira e la blasfemia, l’effetto “choc” e l’offesa al sentimento religioso dei cattolici. Dalle gallerie d’arte alle proteste, dai musei ai cortei. Così il paradosso della “foglia di fico”, ora, non è più oggetto dei dibattiti tra critici d’arte: oggi diventa protagonista nelle aule della procura della città del Santo.

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Il Gazzettino