Mestre. Al grido di «Allah Akbar» oltre 1.500 Bengalesi manifestano in corteo per i palestinesi

In testa al corteo alcune donne con lo striscione “Pace e giustizia. Chiediamo l’applicazione e risoluzione delle Nazioni Unite per la Palestina”

MESTRE - Scandivano “Free Palestine”, “Vai via Israele”, “Stop al genocidio” e i più infervorati urlavano “Allah Akbar”....

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MESTRE - Scandivano “Free Palestine”, “Vai via Israele”, “Stop al genocidio” e i più infervorati urlavano “Allah Akbar”. Oltre 1.500 manifestanti ieri mattina hanno sfilato in un corteo pro Palestina, dalla stazione in piazza Ferretto. Era composto da bengalesi e islamici provenienti da tutto il Veneto. Ma c’erano anche cittadini italiani, che hanno accettato l’invito di Prince Howlader, uno dei portavoce della comunità bengalese e presidente del comitato “Giovani per l’umanità”, a scendere in piazza “contro il massacro di bambini palestinesi”. 

Il corteo: si grida "Allah Akbar"

In testa al corteo alcune donne con lo striscione “Pace e giustizia. Chiediamo l’applicazione e risoluzione delle Nazioni Unite per la Palestina”. E in mezzo una folla che sventolava solo bandiere palestinesi. Una marcia comunque pacifica, iniziata dopo le 10 scortata da agenti di polizia, Digos, carabinieri e polizia locale. Molti padri con i bambini. «Non vogliamo più vedere il sangue» dice un bengalese sfilando con la bicicletta condotta a mano e il figlio sul seggiolino. «Sono qui per aiutare la Palestina, perché questa guerra è assurda - aggiunge Noa, mamma marocchina di 33 anni, da 18 anni in Italia -. Non conta la religione, ma l’umanità. Tra i duemila bambini che muoiono sotto le bombe a Gaza, è come se vedessi i miei figli». «Supportiamo oggi i palestinesi solo per i minori morti» spiega Alì, padre tunisino, da 23 anni a Mestre. Ma c’erano anche organizzazioni italo-palestinesi: «Non parliamo solo di 4mila bambini – dichiara Jasmine Barri, dei Giovani palestinesi d’Italia -, ma di diecimila civili. È un’occupazione che viene perpetuata da 75 anni e miete più vittime di quelle che stiamo vedendo oggi». Presenti anche alcuni cittadini mestrini, come Rosanna dell’associazione “Rosso veneziano”, che insegna italiano ai bimbi stranieri, oppure un’intera famiglia di residenti che indossa la kefiah. «Siamo liberi cittadini – sottolinea il padre – e siamo qui per dimostrare la pace a supporto del popolo palestinese che sta subendo un genocidio per la ritorsione di Israele». 


Solo quando il corteo raggiunge la metà di via Cappuccina, la tensione sembra salire tra slogan urlati come “Israele assassini” e “Allah Akbar”, provenienti da un gruppo in coda. Anche in via Olivi i manifestanti, accaldati, hanno alzato la voce e alcuni si sono uniti in una catena umana. Arrivati in piazza Ferretto, Prince Howlader ha preso il megafono e ha iniziato a parlare alla folla: «Dopo quel mattino del 7 ottobre in cui è iniziata la guerra - ha detto -, in tanti mi hanno chiesto di organizzare una manifestazione. Sono tutte persone normali: protestare è una cosa doverosa. Non abbiamo messo loghi, vogliamo dimostrare la solidarietà verso il popolo palestinese. Indifferentemente dalla religione, a noi interessa la Palestina libera. Possiamo manifestare e testimoniare che c’è un popolo che sta soffrendo». E ieri con la manifestazione è iniziata anche una raccolta fondi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino