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Mani d'artista È polemica per la scultura negata in Canale

VENEZIA - Due pesi e due misure. È la contestazione mossa dall'organizzatore di eventi artistici Emilio Vianello all'amministrazione comunale, dopo aver ricevuto due dinieghi sotto forma di silenzio a proposito di due opere da esporre all'aperto per conto della Fondazione Berengo. La molla che ha fatto scattare la protesta è l'annuncio di una nuova grande installazione dello scultore Lorenzo Quinn all'Arsenale, lo stesso che due anni fa aveva esposto Support, le ormai famosissime mani di Ca' Sagredo. Un'altra opera di Quinn era stata esposta nello stesso periodo all'hotel Centurion. Lo stesso dove Vianello, con la Fondazione Berengo, avrebbero voluto esporre per tutto il periodo della Biennale 2019 una statua dello scultore spagnolo Jaume Plensa.

 
NESSUNA RISPOSTA
«Nonostante la richiesta formale protocollata in febbraio non ho mai ricevuto alcuna risposta. E mai ne ho ricevute dopo in altre occasioni. Ora mi chiedo: perché le opere di Lorenzo Quinn possono essere posizionate ovunque e quelle di Jaume Plensa o di altri autorevoli artisti non godono a Venezia degli stessi privilegi?».
La questione sollevata non è di poco conto poiché altri espositori potrebbero riconoscersi nella protesta.
RIVA DEGLI SCHIAVONI
«Nessuna risposta, né positiva né negativa - prosegue Vianello - neppure per una richiesta presentata sempre dalla Fondazione Berengo a mezzo del proprio architetto Massimiliano Rizzitelli di una statua di Erwin Wurm, da posizionare in riva degli Schiavoni con il parere favorevole del Porto. Anche qui nonostante gli incontri presso gli uffici competenti del Comune e della Soprintendenza, non c'è mai stata data risposta. Personalmente - attacca - devo ancora capire i criteri di assegnazione di questi spazi considerando che in passato abbiamo già avuto dei precedenti di altre opere d'arte posizionate sia lungo la riva degli Schiavoni che in Canal Grande. Non ho nemmeno capito cosa intende e a cosa si riferisca il Comune di Venezia quando parla di interesse pubblico per esporre un'opera d'arte su suolo pubblico che abbia o non abbia il logo della Biennale di Venezia.
IL COMUNE
Per Ca' Farsetti le cose non sarebbero andate così, in quanto con una comunicazione inviata a febbraio non ci sarebbero stati i tempi, ricordando anche che i contatti per le attuali mani all'Arsenale di Quinn sono partiti due anni fa. «Non ci risulta che la Soprintendenza abbia dato l'assenso» - aggiungono dal Comune, spiegando come il paragone con Quinn sia inappropriato: «Ha fatto un percorso comune con la città, si è preso per tempo e alla fine di questo ha donato un'opera a Venezia, che oggi è esposta a Forte Marghera».
Esporre al di fuori degli eventi della Biennale (per questa, c'è un percorso differente, che mette in moto anche i Governi dei Paesi che vi partecipano) in un posto come il Canal Grande, è insomma diventato un'operazione quasi impossibile.

Michele Fullin
© RIPRODUZIONE RISERVATA Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino
VENEZIA - Due pesi e due misure. È la contestazione mossa dall'organizzatore di eventi artistici Emilio Vianello all'amministrazione comunale, dopo aver ricevuto due dinieghi sotto...