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BELLUNO - Il caso Belluno e la "sua" carenza di medici sono approdati alla ribalta nazionale su quotidianosanità.it, l'importante giornale online di informazione sanitaria, che ha dedicato un ampio servizio alla situazione della neurologia del nosocomio San Martino di Belluno. Il presidente dell'Ordine dei medici di Belluno Stefano Capelli ribadisce l'urgenza di riaprire la neurochirurgia, chiusa nel 2017, per salvare anche la neurologia, che sta rischiando la stessa fine. Non si arrestano, insomma, gli appelli del presidente Omceo di Belluno per salvare la neurologia dell'ospedale provinciale, dove l'attività ospedaliera di neurochirurgia era svolta dal 2001 in convenzione con l'Ulss di Treviso ed ha proseguito tutta la sua attività di alta specializzazione fino a sei anni fa.
«LA SOLUZIONE»
«Nel 2017 è stata chiusa dettaglia Stefano Capelli è così, da una parte, è venuta meno l'alta specializzazione con l'integrazione multidisciplinare con la neurologia e, dall'altra, ha tolto al territorio di Belluno e ai suoi cittadini un servizio di cure fondamentale».
IL PERSONALE
Sicuramente questa potrebbe essere la soluzione, anche perché dai concorsi non arrivano buone notizie. Proprio per arginare la carenza di medici neurologi, recentemente, Azienda Zero ha bandito ed effettuato un concorso per 18 posti nelle varie aziende sociosanitarie del territorio regionale veneto. Su 84 soltanto quattro medici hanno presentato la richiesta per effettuare il servizio all'interno dell'Ulss 1 Dolomiti ed alla prova concorsuale nessuno dei quattro si è presentato, mentre tutte le altre sedi sociosanitarie hanno avuto una graduatoria finale dalla quale attingere le figure professionali. Questo rende ancora più reale il rischio di chiusura del reparto.
L'ALTRO FRONTE
Tante domande per i reparti di pneumologia del Veneto. In varie aziende sociosanitarie della regione i posti attualmente vacanti sono, in tutto, 23. Di questi, tre riguardano Belluno. Alla chiusura del termine di presentazione delle candidature, sono state presentate 61 domande: quasi il triplo dei posti da coprire. Di esse cinque sono firmate da specialisti, le altre 56 da specializzandi. Anche in questo caso Belluno si contraddistingue, però, per essere poco appetibile. Nessuno dei cinque specialisti si è dimostrato interessato a raggiungere la provincia dolomitica. Poco interesse anche tra gli specializzandi: soltanto due l'hanno scelta. «Come poi, spesso, accade si dovrà riscontrare l'effettiva partecipazione al concorso, la cui consistenza numerica potrebbe essere inferiore alle domande spiega Stefano Capelli, già direttore del Dipartimento trasfusionale dell'azienda sociosanitaria, presidente dell'Ordine dei medici e odontoiatri della provincia di Belluno . E un altro interrogativo riguarderà il servizio, cioè quanti tra i vincitori lo prenderanno». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino