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In questo caso non c’entra o meno la «città morta» o la città viva. Questi sono numeri. Impietosi. E descrivono una situazione di sofferenza che va oltre rispetto alla vitalità di un centro storico, come ad esempio quello di Pordenone che in questi giorni è al centro del dibattito. In Friuli Venezia Giulia, mettendo assieme anche il settore del turismo, mancano all’appello circa 3mila lavoratori. Sono persone, soprattutto giovani, che bar, ristoranti e alberghi della nostra regione semplicemente non riescono a trovare. Ed è una quota molto importante, se si pensa che a livello nazionale la stessa quota si ferma poco al di sotto delle 20 mila persone, in questo caso però riferite solamente alla ristorazione.
L’IMPENNATA
È vero. Di bar ce ne sono tanti. È stata la stessa Fipe di Pordenone, pochi mesi fa, ad alzare la voce e la mano e ad ammettere questo: «Siamo in troppi». Parola del presidente Fabio Cadamuro. Ma le licenze esistono e non possono essere stracciate. Quindi serve personale, che non si trova. I numeri arrivano direttamente dalla Camera di Commercio e dicono solo la verità. Nel solo settore della ristorazione e dei bar del Friuli Venezia Giulia ci sarebbe bisogno immediatamente di 1.070 addetti, il 43 per cento dei quali sono ricercati al di sotto dei 29 anni.
IL QUADRO
«Il settore della ristorazione sta provando a tornare, non senza fatica, ai livelli pre covid - ha detto il responsabile della Fipe, Fabio Cadamuro -. Persistono, tuttavia, le difficoltà legate alla congiuntura economica e in particolare ai livelli di inflazione, che incidono pesantemente sui costi operativi delle imprese, aumentandone le difficoltà di gestione. A fronte di questa accresciuta complessità c’è il difficile rapporto fra il mondo dei pubblici esercizi (in FriuliVenezia Giulia risultano attive 6.800 imprese classificate nei servizi di ristorazione con una quota sul totale pari al 2%) e gli organi preposti alla comunicazione che crea un immaginario negativo che spesso offusca l’impegno e il sacrificio che è alla base delle nostre attività». Secondo l’ufficio studi della Fipe sebbene l’occupazione sia tornata a livelli del 2019, il 60% degli imprenditori lamenta grosse difficoltà nel reperimento di personale, soprattutto di sala. Nel trimestre in corso ne servono oltre 150mila ma ci sono difficoltà a trovarle. La ristorazione continua ad essere attrattiva per l’imprenditoria femminile: l’incidenza media delle imprese guidate da donne è pari del 21,4% del totale; ben al di sopra della media nazionale la nostra regione con il 26%. Anche tra i giovani il settore gode di particolare appeal: una impresa su dieci è amministrata da giovani under 35, pari al 9,9% del totale, (7,5% in Fvg nei tre canali bar, ristoranti e catering). Sempre nel mercato della ristorazione sono poco meno di 46mila le imprese con titolari stranieri, pari al 10,1% del totale delle registrate in Italia (il 14,2% quelle attive nella nostra regione). Infine i bar senza cucina, la rete più forte dei pubblici esercizi: nei registri camerali si contano 133.381 imprese, di cui 2.985 in Fvg. Da questi dati e numeri inediti sullo stato di salute del settore, il presidente Cadamuro spiega come «proprio i consumatori sono diventati, nell’era dei social, tra i protagonisti principali della ristorazione nella comunicazione».
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