Montebelluna. Fugge a sette anni dall'Albania, oggi Mikel è manager della Favero Health project. «Non ho mai vissuto la discriminazione»

Mikel e il manager della Favero Health project
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MONTEBELLUNA (TREVISO) - Quando Giordano Favero, titolare della Favero Health project di Montebelluna, lo nomina, il tono si addolcisce in una carezza, con quel misto di orgoglio e consapevolezza che caratterizza i padri quando raccontano soddisfatti i risultati raggiunti dai loro figli. Anche se, nello specifico, l'imprenditore non parla di suo figlio, ma dell'ingegnere responsabile del settore Ricerca e sviluppo dell'azienda, Mikel Shkembi, di origine albanese. La sua, in effetti, è una bella storia, dimostrazione che, per i giovani che hanno voglia di darsi da fare e capacità, le porte delle aziende del nord est sono spalancate. E la nazionalità non rappresenta un ostacolo, assolutamente.

IL RACCONTO

«Sono figlio - racconta l'ingegnere - di un albanese che all'inizio degli anni novanta, quando il crollo del regime comunista fu seguito dalla guerra civile, venne in Italia a cercare lavoro. Avevo sette anni quando lo raggiungemmo, nel 1998». E da allora di tempo e di esperienze ne sono passate tante. Mike, però, le lega quasi tutte alla ditta in cui è cresciuto, da tutti i punti di vista. «Dopo le elementari e le medie - racconta- mi sono iscritto all'Ipsia Scarpa, di Montebelluna, E, dalla terza superiore in poi, sono entrato alla Favero, attraverso l'esperienza degli stage, che ho effettuato in tale azienda in tutto il triennio». Ma la voglia di imparare e di mettersi in gioco di Mike non si sono fermati né al triennio dell'istituto professionale né al quinto anno. «Dopo le superiori - prosegue - ho proseguito con la facoltà di ingegneria gestionale a Vicenza, continuando nel frattempo sempre a lavorare, dato che sono stato assunto dalla Favero. La ditta non mi ha mai ostacolato in nulla, anzi, sostenuto in tutti i modi e fatto fare anche corsi di formazione etc. Studiavo di pomeriggio, di sera, appena ne avevo le possibilità». Un impegno non da poco per Shkembi, che in tale contesto è riuscito anche a sposarsi, a soli 22 anni, ed avere tre figli.

LA POSIZIONE

«A me dispiace tanto - aggiunge Mikel, che abita a Postioma - quando si parla di discriminazione verso gli stranieri. Io non l'ho mai vissuta, né a scuola, né nei rapporti con la famiglia di mia moglie, che è italiana e abita a Trevignano, né tanto meno in azienda, dove mi sono sempre state offerte tutte le possibilità». Che lui, indubbiamente, ha saputo raccogliere. E analoga è la posizione dell'ingegner Favero, che, nel parlare del suo dipendente, mette in risalto il fatto che Mikel rappresenta un esempio del fatto che l'immigrazione può diventare una risorsa. Per la Favero indubbiamente lo è stata, probabilmente grazie ad entrambe le parti in causa.

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Il Gazzettino