Il monito a Fleximan: «Mia figlia morta su quella strada, meglio una multa che una simile tragedia»

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S. GIORGIO DELLE PERTICHE - «Esattamente 27 anni fa, il 24 gennaio del 1997, mia figlia Elisa Barutta, 23enne, da San Giorgio delle Pertiche era diretta in auto a Villa del Conte. Andava a fare ripetizioni a casa di una ragazzina. Lei, studentessa di Giurisprudenza a Padova, a casa non è più tornata. È rimasta vittima di un grave incidente stradale e dopo qualche giorno di agonia è morta. Per sua stessa volontà abbiamo donato le sue cornee, il cuore, i reni e il fegato». A parlare è la mamma, Franca Barison, attuale presidente dell'associazione "Vittime della strada del Camposampierese".

IL MESSAGGIO
«Il mio pensiero su questo ennesimo autovelox abbattuto è semplice: è preferibile ricevere a casa una sanzione da pagare, piuttosto che ricevere una telefonata delle forze dell'ordine che ti avvisano che tua figlia o un tuo familiare è rimasto vittima di un grave incidente stradale». La presidente è molto incisiva nel suo ragionamento, ma allo stesso tempo le sue parole sono cariche di umanità: «Capisco che molte persone vedano nel problema economico l'unico vero punto su cui battersi, posso però dirvi che soltanto chi ha patito la perdita di un proprio caro lungo le strade può comprendere il senso di vuoto che si respira subito dopo. Noi come associazione andremo avanti per la nostra strada cercando di promuovere la sicurezza stradale tra i giovani. Siamo nati come associazione 17 anni fa. Nel periodo del Covid abbiamo spostato la sede a casa mia, ora abbiamo una stanza a disposizione a Camposampiero in villa Campello dove ci troviamo circa una volta al mese».
L'associazione da statuto è formata da 12 persone, ma sono una sessantina i soci che vi ruotano attorno. «Siamo tutti genitori che dal giorno alla notte - ha proseguito Barison - si sono ritrovati senza il proprio figlio. Il nostro obiettivo è quello di trasmettere alle nuove generazioni il senso della vita, il rispetto delle regole, l'amore per il prossimo. Abbiamo due grandi progetti avviati: uno alle scuole medie e l'altro alle scuole superiori. Ci autofinanziamo, non siamo pagati da nessuno. Nel nostro dna c'è solo la volontà di ridurre e possibilmente azzerare le morti sulla strada».
Un lavoro enorme quello che stanno facendo questi genitori alla luce del fatto che i morti che hanno dovuto piangere hanno un'età compresa tra i 17 e i 23 anni. «Spesso si è convinti di essere i padroni della strada, si cerca di spaccare il minuto convinti di essere immortali. Purtroppo abbiamo pagato sulle nostre teste cosa significa la fatalità, la disattenzione, la superficialità. Quel filo sottile che passa tra la vita e la morte non bisogna trascurarlo. Abbiamo creato dei grandi cartelli dove sono esposte le foto dei nostri figli che ci hanno lasciato. Il nostro è un grido di speranza per fare in modo che nessun altro genitore debba soffrire».
L'operato dell'associazione ha trovato importanti consensi in tutte le amministrazioni e la presidente Barison è chiara: «Chi mette in atto comportamenti ostruzionistici per contrastare la sicurezza stradale commette un reato enorme».

LA POSIZIONE


Anche l'Aci è intervenuta sulla vicenda: «Farsi giustizia da soli non è mai una risposta - ha commentato il presidente veneto, Giorgio Capuis - questi apparecchi contribuiscono a rendere le nostre strade più sicure e, in qualche caso, sono serviti anche a salvare delle vite. Abbattendoli, non solo si crea un danno alla Cosa Pubblica, ma si alimenta anche un modo non opportuno di manifestare il proprio dissenso nella società civile. Se si ritiene che in alcuni specifici casi si faccia abuso di questi strumenti, lo si denunci pubblicamente mettendoci la faccia, non nascondendosi nell'oscurità della notte».
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Il Gazzettino