Mamma morta nell'esplosione della casa a Sant'Urbano. «Alina!». Le urla disperate del marito trattenuto dai vicini, voleva rientrare a salvarla

Intorno alle 8 la casa di Alina Crenicean, 36 anni, e Michelangelo Negrello, 50 anni, è esplosa a causa di una fuga di gas

SANT'URBANO (PADOVA) - «Alina! Alina!» urla Michelangelo Negrello. Guarda la sua casa bruciare, è mezza distrutta. Il tetto è crollato da una...

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SANT'URBANO (PADOVA) - «Alina! Alina!» urla Michelangelo Negrello. Guarda la sua casa bruciare, è mezza distrutta. Il tetto è crollato da una parte, i muri sono sventrati. E lì dentro, nell'inferno, c'è sua moglie Alina. Michelangelo vuole tornare dentro, vuole andare a prenderla. Il fratello Alberto, corso da lui per salvare i bambini di 8 e 2 anni, lo trattiene. Michelangelo si divincola, urla. Ma per la sua Alina non c'è più nulla da fare.

Mamma uccisa nell'esplosione della casa

Sant'Urbano, paese della Bassa padovana di nemmeno duemila anime, ieri, 26 marzo, si è come fermato. Intorno alle 8 la casa di Alina Crenicean, 36 anni, e Michelangelo Negrello, 50 anni, è letteralmente esplosa. Una fuga di gas, a quanto dicono i tecnici dei vigili del fuoco. Il 50enne è stato portato in ospedale con i figli, tutti dimessi lo stesso pomeriggio. Alina, invece, è morta nell'esplosione.

E' stata come una bomba - le testimonianze dei vicini

«È stata come una bomba - inizia a raccontare Mattia che abita proprio dietro la villetta, distante circa 200 metri dalla sua - ho visto la casa distrutta, il fumo, le fiamme. Sono corso attraverso i campi per fare prima. Lì c'era già Alberto che stava aiutando il fratello Michelangelo e i due bambini. Li ha fatti scendere dal muro squarciato del primo piano. Non potevano raggiungere la porta d'ingresso, sotto stava andando tutto a fuoco». Alina era arrivata in Italia con il resto della sua famiglia quando era giovanissima. Altri fratelli e sorelle vivono tra la Bassa e il Polesine. Dieci anni fa si era sposata con Michelangelo Negrello, 50 anni, di Sant'Urbano, dal quale ha avuto i due bambini. Aveva trovato lavoro da "Morato Pane" a Villa Estense, ma la sua esistenza era interamente dedicata alla sua famiglia e ai suoi figli che amava più di ogni altra cosa. «Era una grande donna e una grande mamma - racconta il signor Paolo, che vive poco distante da via Gorghi ed è un amico di famiglia - viveva per le sue creature, era una mamma speciale. Teneva la sua casa immacolata. Per chi la conosceva è un dolore immenso. Penso alle sue due creature e al dolore del marito. Il mio cuore è rivolto a loro».

 

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Il Gazzettino