SAN DONÀ DI PIAVE - «Sono passata quattro volte da quella parte e non sono riuscita a vederlo. Non ci sono riuscita». Disperazione, rammarico, dolore: è un miscuglio di tutti...
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La famiglia Hoxha è arrivata in Italia dall'Albania sei anni fa, trovando casa al civico 66 di via Ca’ Boldù, un'abitazione a due piani nelle vicinanze dell'ospedale, in pratica nella frazione di San Pio X. Il capofamiglia svolge vari lavoretti; la mamma lavora in una nota ditta di pollami di San Donà. «Siamo gente normale, che ha solo bisogno di lavorare». Poi ci sono le due sorelle di Julian, rispettivamente di 10 e 17 anni. Julien frequentava l'istituto tecnico tecnologico "Volterra", pronto per andare al secondo anno; andava bene a scuola, anche se doveva recuperare inglese.
«Giovedì mattina aveva l'esame di riparazione», ricorda la mamma. Infatti ha salutato tutti per andare a scuola. Poi si è trovato con un amichetto di due anni più giovane, con il quale è andato poi lungo il canale maledetto dove è avvenuta la tragedia. Alle 17 la donna è tornata dal lavoro. «Non essendo ancora rientrato, iniziamo a cercarlo - riprende la madre -. Siamo anche passati quattro volte da quelle parti, senza riuscire a vederlo». Poi l’intervento dei carabinieri e, insieme, vanno sul luogo in cui il loro ragazzo è stato ritrovato senza vita.
Ieri per tutta la giornata un continuo viavai di amici. «Noi qui non abbiamo parenti, ma tanti amici», ricorda ancora mamma Myfarete. Julian era benvoluto da tutti, come si evince anche dai messaggi lasciati dagli amici nel suo profilo Facebook. «Era un ragazzo d'oro», conclude tra le lacrime la mamma. Il magistrato, dottor Celenza, ha dato il nulla osta per i funerali, ritenendo non vi fossero elementi che potessero far pensare a qualcosa di diverso dall'incidente. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino