«Papà ci maltratta», parte l'indagine, ma era una ripicca per il cellulare

TRIBUNALE di Treviso: l'uomo è stato accusato di maltrattamenti dalle figlie
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TREVISO - Niente cellulare, papà non vuole comprarlo. E loro, che hanno 14 e 16 anni, lo accusano di maltrattamenti. Così la vicenda familiare, nata probabilmente da un’ingenua ripicca delle ragazzine o da un tentativo di fare pressing sul genitore, è finita in un fascicolo d’indagine aperto dalla Procura di Treviso. L’indagato è un italiano di 36 anni, che abita a Pederobba con la moglie e i 5 figli. La miccia che ha fatto scattare l’indagine è stato il racconto delle ragazzine fatto lo scorso maggio ai carabinieri, a cui hanno raccontato di essere maltrattate dal papà. Di fronte a quelle dichiarazioni, i militari si sono attivati subito. E non avrebbe potuto essere diversamente vista la delicatezza della situazione. Troppo spesso infatti le mura domestiche, lungi dall’essere un nido sicuro, diventano un luogo in cui si consumano violenze. E a fare le spese sono quasi sempre i bambini e le donne. 



INDAGATO
Il nome del 36enne è finito quindi nel faldone dell’inchiesta aperta dal sostituto procuratore Mara Giovanna De Donà: per il genitore l’ipotesi è di maltrattamenti in famiglia. I suoi comportamenti, reiterati nel tempo, avrebbero procurato uno stato d’ansia alle figlie. Le due ragazzine sono state sentite ieri mattina in incidente probatorio, in una stanza protetta, affiancate da una psicologa. Ma in questa sede le accuse si sono sgonfiate. Le minorenni hanno raccontato infatti di non essere mai state picchiate anzi che il genitore ha sempre avuto comportamenti premurosi nei loro confronti. Anche le discussioni sullo smartphone si sarebbero sempre risolte soltanto a parole. Con i toni che magari si alzavano, gli animi che si scaldavano ma senza mai degenerare in violenza. Da un parte il padre che non sembrava disposto a cedere alle richieste di comprare il cellulare, dall’altra le figlie, desiderose di averlo. Tanto da arrivare a metterlo alle strette raccontando ai carabinieri di essere maltrattate. Il giorno in cui hanno raggiunto la stazione dei carabinieri c’era stato un litigio in famiglia, per motivi banali.

ACCUSE SGONFIATE

Di quelli che in quell’occasione erano stati descritti come maltrattamenti ieri non è emersa traccia durante l’incidente probatorio. Alle ragazzine, sentite separatamente, è stato chiesto più volte se il padre le malmenasse. Risposta negativa. E se in questi mesi avessero subìto pressioni in famiglia per ridimensionare le accuse rivolte al padre. Un altro no. E’ emerso invece che si erano messe d’accordo sul racconto dei presunti maltrattamenti del genitore pensando che forse così l’avrebbero convinto ad acquistare il cellulare che desideravano tanto. Probabilmente ignare del meccanismo che avrebbero messo in moto e delle possibili conseguenze. Un quadro, quello tratteggiato durante l’incidente probatorio condotto di fronte al gip Marco Biagetti, che ridimensiona l’intera vicenda. Alla luce di quanto emerso, il legale del papà sotto inchiesta, Pio Ugo Ori, spera che il tutto si risolva con la richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero. In questi mesi del resto il 36enne non è stato sottoposto ad alcuna misura, è sempre rimasto in famiglia, accanto alla moglie e ai figli. Con i carabinieri che tenevano d’occhio cosa succedeva tra le mura domestiche, senza mai riscontrare situazioni di allerta. 
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Il Gazzettino