TAMBRE - Avrebbero gestito la struttura di accoglienza migranti di via Campei, 39, come dei veri e propri kapò. È per questo che i due referenti della cooperativa...
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La Prefettura segnalò anche il caso alla Procura, e partì l'inchiesta. I migranti, in tutto 6 che dormivano in camere da tre, vennero sentiti e raccontarono di quelle presunte vessazioni. La donna, come un vero e proprio kapò nazista li avrebbe comandati a bacchetta. Ordinava di fare le pulizia, di lavorare, portare legna e, quando lo decideva se non si comportavano dome dovevano sequestrava ai migranti i cellulari. Insomma non veri e propri maltrattamenti fisici, ma una sopraffazione psicologica, come quella di un capo sadico ai propri sottoposti. Migena Agolli, sentita dal giudice mercoledì, ha spiegato che quei 6 migranti (4 della Costa d'Avorio, un pakistano e uno del Mali) si erano coalizzati contro di lei facendo quasi branco. Ha dato anche la spiegazione del perché avrebbe preso i cellulari dei ragazzi: voleva vedere se un ospite che si era allontanato facendo perdere le proprie tracce li chiamava. E i lavori invece? Erano tutti retribuiti. Le pulizie infine venivano fatte a turno, ma se a chi spettava sistemare le stanze non lo faceva giocoforza il compito ricadeva sugli altri. E non erano certo contenti. Il processo si svolgerà a porte chiuse a maggio, con il rito speciale che consentirà di ottenere agli imputati lo sconto di un terzo della pena. Nessuno dei migranti è costituito parte civile. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino