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AURONZO DI CADORE (BELLUNO) - Il ristorante tipico “La Stube”, il ristorante gourmet “La Biblioteca” e il “wine & snack bar La Marenda” situato nel corpo principale della Malga Rin Bianco di Misurina, spesso frequentato dall’alpinista scrittore Mauro Corona, non riapriranno i battenti in vista della prossima stagione, in attesa di comunicazioni ufficiali scritte. Lo comunica il gestore Andreas Quinz in un post su Facebook. A far scattare la decisione è stata la sentenza del Consiglio di Stato al quale si era rivolto Davide Zandegiacomo Riziò contro il Comune (e secondariamente il gestore Quinz), adducendo irregolarità nell’assegnazione della precedente gestione della malga “contesa”.
Il Comune: «Decideremo»
«Tenere aperto o chiuso l’esercizio è una decisione del gestore, visto che esiste un contratto con il Comune. Da parte nostra non rimane che adottare i provvedimenti sentenziati dal Consiglio di Stato. La sentenza, che ribalta quella precedente del Tribunale amministrativo regionale, dando ragione al ricorrente, è chiara, per cui l’assegnazione è da riprendere dal punto in cui si è arenata. Stiamo ora studiando assieme ai legali quali provvedimenti adottare».
Una lunga contesa
Vicenda spinosa e controversa quella della gestione della Malga Rin Bianco, che si trova alla fine del tratto pianeggiante prima delle rampe dopo il casello dei parcheggi ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. È un contenzioso sulla punta di diritto che si protrae nel susseguirsi di varie amministrazioni civiche fra assegnazioni e ricorsi da più di un decennio.
Trattativa privata
Per Martini le motivazioni della Corte erano chiare e senza spazio alcuno per un diverso pronunciamento. Specialmente che non sussistevano le particolari condizioni di legge per una trattativa privata. E forse non è ancora detta la parola fine. «Io – scrive Andreas Quinz - sono in Malga Rin Bianco perché ho vinto un bando, sette anni fa, e ho stipulato un contratto con l’Amministrazione comunale. Questo nonostante i miei avversari (la precedente gestione, ndr) abbiano fatto ricorso e lo abbiano perso. Ma qualche anno prima, un altro bando era stato fatto, a cui non ho partecipato, che fu, secondo il Consiglio di Stato, inficiato da errori procedurali. A otto anni dal ricorso, questo organo decide che il Comune ha torto e che si deve cancellare ogni provvedimento successivo, quindi anche il mio contratto».
«Sono abusivo»
Quinz quindi per spiegare la vicenda, in cui suo malgrado è coinvolto, porta un paragone calcistico: «Come se, per un rigore non dato, otto anni fa, si dovesse rigiocare la partita con gli stessi giocatori e tutti i campionati successivi fossero invalidati». Lamenta poi come la sentenza renda vana la validità della sua gestione, a metà del cammino previsto, quando avrebbe potuto raccogliere i frutti di sei anni di sacrifici. «Mi trovo costretto - conclude - ad attendere in disparte che siano prese posizioni in merito, che sia puntualizzato se sono ancora nel diritto del mio contratto o se sono un abusivo. Io lascio tre attività che potevano accontentare ogni fascia di clientela, dopo aver lottato per migliorare quanto ricevuto. Io lascio il mio cuore».
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Il Gazzettino