Affetto dalla stessa malattia rara del padre: «Aiutate mio figlio, per un cavillo non può curarsi»

Enrico Malvestio dopo una recente visita in una clinica di Roma
VIGONOVO - «Per favore, qualcuno aiuti mio figlio». A lanciare il grido di soccorso alle autorità sanitarie è Antonella Malvestio, residente a Galta...

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VIGONOVO - «Per favore, qualcuno aiuti mio figlio». A lanciare il grido di soccorso alle autorità sanitarie è Antonella Malvestio, residente a Galta di Vigonovo. A marzo ha perso il marito cinquantanovenne a causa della rara malattia di Huntington, un misto di Sla, Parkinson e Alzheimer. L’affezione è ereditaria e, se non sarà trovata la cura giusta, la stessa sorte toccherà anche al figlio rentasettenne Enrico. Non esistono farmaci in grado di bloccare o rallentare la progressione della malattia e le medicine servono solo ad attenuarne i sintomi.

L’APPELLO

Negli ospedali della zona dove finora siamo stati non sanno cosa dirci - racconta Antonella-Per trovare un centro specializzato ci siamo dovuti recare all’ospedale di San Giovanni Rotondo, l’unica struttura a carattere scientifico che assieme all’istituto Casa Sollievo Mendel di Roma, diretto da Fernando Squitieri, tratta tale malattia. Da diversi mesi il medico di base che seguiva Enrico è andato in pensione e ora non so neppure a chi rivolgermi per le cure più basilari. La domanda di assistenza infermieristica non è stata accettata perché non è firmata dal suo medico di base, così i suoi amici hanno fatto una colletta e gli hanno regalato una carrozzina per potersi muovere in casa»

LA SCOPERTA

Tutto ebbe inizio cinque anni fa quando Enrico, inspiegabilmente, si allontanò da casa senza un motivo particolare, con 20 euro in tasca e senza cellulare. Al nono giorno le forze dell’ordine ipotizzarono il peggio e sospesero le ricerche. Solo mamma Antonella non si arrese: dichiarò che il figlio amava particolarmente Venezia e Il Gazzettino pubblicò una sua foto. Fu riconosciuto e ritrovato a Cavallino-Treporti. Dopo avere acquistato un biglietto dell’autobus a Stra, aveva raggiunto effettivamente Venezia. In nove giorni aveva mangiato solo una pizza. Prima di essere riconosciuto aveva girovagato per la città lagunare, salendo sui traghetti senza pagare il biglietto.

LA DIAGNOSI

I medici dichiararono che il suo gesto fu frutto del primo disturbo provocato dall’insorgere della malattia neurodegerativa. Da quel giorno le sue condizioni sono sensibilmente peggiorate e ora non è più in grado di muoversi autonomamente.

La mamma, pur consapevole di un decorso della malattia progressivo e fatale, non vuole arrendersi e chiede aiuto. Enrico ha bisogno della presenza di una persona esperta al suo fianco 24 ore su 24, ma cavilli sanitari non gli riconoscono l’assistenza continuativa.

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Il Gazzettino