Malato grave, chiude l'amato bar: «Voglio dire grazie a tutti i sacilesi»

Gian Luca Cadeddu nel suo bar
SACILE - Il desiderio di aprire un locale in riva al Livenza, la gioia per esserci riuscito, ma soprattutto per averlo avviato con buoni risultati. Tutto spazzato via dalla...

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SACILE - Il desiderio di aprire un locale in riva al Livenza, la gioia per esserci riuscito, ma soprattutto per averlo avviato con buoni risultati. Tutto spazzato via dalla diagnosi di un male incurabile. Così ha deciso di chiudere il bar dopo pochi mesi e fare ritorno nella sua terra per riposarsi e passare il tempo che gli rimane assieme ai suoi familiari. Questa la realtà che deve affrontare Gian Luca Cadeddu, barman di origini sarde, giunto a Sacile lo scorso settembre.




«Purtroppo è così. L’ho scoperto dopo un malore arrivato all'improvviso mentre mi recavo al lavoro nel mio bar di Sacile, l'ho chiamato Janas in onore della mia terra. È poco il tempo che mi rimane da vivere, tanto da farmi chiudere l'attività se voglio provare ad allungare di un po’ la mia esistenza. Così ho deciso e fra pochi giorni farò ritorno in Sardegna».



«Sono capitato in questa stupenda città quasi per caso- racconta Gian Luca - una sera di un anno e mezzo fa, perchè volevo aprire un bar e l’ho fatto il 27 settembre dell'anno scorso. Ho un passato da barman in molti locali di Milano, dove ho fatto tanta esperienza. In precedenza avevo lavorato con mio fratello tra Sardegna e Piemonte, quindi l'arrivo in Friuli».



Questa città la porta nel cuore: «A Sacile mi sono subito trovato bene tanto da ricredermi su quanto mi avevano detto dei sacilesi, persone chiuse, difficili. Di Sacile mi è piaciuta l'atmosfera che si vive nelle strade, tra la gente, che mi ha subito voluto bene e il lavoro andava a meraviglia, fino a quel mattino dello 31 ottobre dello scorso anno. Ho cercato di resistere, ma settimana dopo settimana sento le forze abbandonarmi e così la decisione sofferta di lasciare. Desidero però salutare tutti quelli che mi hanno aiutato e voluto bene, un ricordo che porterò con me in Sardegna dove mi riposerò e proverò a combattere questo male, anche se so che sarà quasi impossibile». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino