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AVIANO - Se non si considerano le fasce anagrafiche, ma il totale del campione, il dato è un lampo. Talmente chiaro da reggere da solo, anche senza spiegazioni allegate. I non vaccinati contro il Covid e con una storia tumorale alle spalle rischiano di morire dieci volte di più rispetto ai pazienti oncologici che invece si sono sottoposti correttamente alla profilassi vaccinale. E si parla di morire di Covid, non “con” il Covid. Quindi di polmonite, senz’aria, attaccati a un respiratore sino agli ultimi secondi di vita.
Se invece si considerano le differenze d’età, il rischio di non farcela risulta triplo per i non vaccinati. Lo studio, primo in Italia e tra i primi al mondo, lo firma il Cro di Aviano. E a breve seguirà la pubblicazione su Cancer epidemiology, la rivista scientifica più autorevole del settore. «Un lavoro che finalmente sgombra il campo dai dubbi: con i vaccini si salvano le vite», spiega togliendosi anche qualche sassolino l’autore della pubblicazione, il direttore dell’epidemiologia oncologica del Cro Diego Serraino. Allo stesso tempo però dallo studio è emerso un dato allarmante: il 20,5 per cento dei pazienti oncologici positivi al tampone che hanno formato il campione non era protetto.
I NUMERI
È tutto contenuto nell’annuario statistico dell’Aiom, l’Associazione italiana di oncologia medica.
IL MESSAGGIO
«Se consideriamo la differenza tra un malato oncologico non vaccinato e uno che invece ha ricevuto anche la cosiddetta terza dose - ha spiegato ancora il professor Serraino -, la differenza si amplia ancora: un paziente con il booster rischia cinque volte di meno. L’analisi - ha proseguito lo studioso del Cro di Aviano - ha dimostrato in modo assolutamente trasparente l’importanza della vaccinazione nella popolazione con una storia tumorale. Un prodotto dalla somministrazione così semplice ha salvato moltissime vite. E diversi studi confermano anche che il vaccino, nei pazienti oncologici, riduce di molto anche la probabilità di finire in ospedale a causa del Covid. Qui stiamo parlando di polmoniti, non di qualche linea di febbre. Immaginiamo un paziente con un cancro ai polmoni, quindi con gli organi già danneggiati. Pensate all’effetto di un’infiammazione polmonare in quel contesto».
DOPO IL COVID
Anche in Friuli la pandemia ha avuto l’effetto di rallentare prevenzione e diagnostica del cancro. Disponibili ad esempio i dati sul tumore alla prostata e al seno, che nel 2021 sono stati rispettivamente 900 e 1.200. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino