Studio del Cro: «Malati di tumore "No vax", i rischi di morire 10 volte superiori ai pazienti vaccinati»

Il Cro di Aviano
AVIANO - Se non si considerano le fasce anagrafiche, ma il totale del campione, il dato è un lampo. Talmente chiaro da reggere da solo, anche senza spiegazioni allegate....

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AVIANO - Se non si considerano le fasce anagrafiche, ma il totale del campione, il dato è un lampo. Talmente chiaro da reggere da solo, anche senza spiegazioni allegate. I non vaccinati contro il Covid e con una storia tumorale alle spalle rischiano di morire dieci volte di più rispetto ai pazienti oncologici che invece si sono sottoposti correttamente alla profilassi vaccinale. E si parla di morire di Covid, non “con” il Covid. Quindi di polmonite, senz’aria, attaccati a un respiratore sino agli ultimi secondi di vita.

Se invece si considerano le differenze d’età, il rischio di non farcela risulta triplo per i non vaccinati. Lo studio, primo in Italia e tra i primi al mondo, lo firma il Cro di Aviano. E a breve seguirà la pubblicazione su Cancer epidemiology, la rivista scientifica più autorevole del settore. «Un lavoro che finalmente sgombra il campo dai dubbi: con i vaccini si salvano le vite», spiega togliendosi anche qualche sassolino l’autore della pubblicazione, il direttore dell’epidemiologia oncologica del Cro Diego Serraino. Allo stesso tempo però dallo studio è emerso un dato allarmante: il 20,5 per cento dei pazienti oncologici positivi al tampone che hanno formato il campione non era protetto. 


I NUMERI


È tutto contenuto nell’annuario statistico dell’Aiom, l’Associazione italiana di oncologia medica. Lo studio è stato commissionato dall’Azienda “zero” del Friuli Venezia Giulia e a preentare i risultati è stato il ministro della Salute Orazio Schillaci. Grazie a una banca dati curata nei minimi dettagli dalla Regione, gli studiosi del Cro sono riusciti a risalire agli esiti dei tamponi somministrati a 725.475 persone residenti in Fvg. Tra loro, 41.468 avevano - documentata - una storia oncologica alle spalle o presente. . Tra questi pazienti oncologici, 8.373 (20,2%) sono risultati almeno una volta positivi al test per l’infezione da SARS-CoV-2, mentre 33.095 sono sempre risultati negativi (79,8%). Le successive analisi statistiche riguardano gli 8.373 pazienti positivi (79,5% vaccinati e 20,5% non vaccinati). Ed ecco che si è arrivati al dato che evidenzia l’efficacia dell’antidoto contro il Covid. In Friuli Venezia Giulia tra i positivi all’infezione, 6.656 sono risultati vaccinati e tra questi i deceduti sono stati 275 (4,1%); tra i 1.717 non vaccinati, i decessi sono risultati 742 (43,2%). Questo senza considerare le fasce d’età, mentre mediando tra la probabilità di morte molto più altra tra gli ultraottantenni e quella inferiore tra i giovani, si arriva a un rischio triplo per chi ha scelto di non vaccinarsi. 


IL MESSAGGIO


«Se consideriamo la differenza tra un malato oncologico non vaccinato e uno che invece ha ricevuto anche la cosiddetta terza dose - ha spiegato ancora il professor Serraino -, la differenza si amplia ancora: un paziente con il booster rischia cinque volte di meno. L’analisi - ha proseguito lo studioso del Cro di Aviano - ha dimostrato in modo assolutamente trasparente l’importanza della vaccinazione nella popolazione con una storia tumorale. Un prodotto dalla somministrazione così semplice ha salvato moltissime vite. E diversi studi confermano anche che il vaccino, nei pazienti oncologici, riduce di molto anche la probabilità di finire in ospedale a causa del Covid. Qui stiamo parlando di polmoniti, non di qualche linea di febbre. Immaginiamo un paziente con un cancro ai polmoni, quindi con gli organi già danneggiati. Pensate all’effetto di un’infiammazione polmonare in quel contesto». 


DOPO IL COVID


Anche in Friuli la pandemia ha avuto l’effetto di rallentare prevenzione e diagnostica del cancro. Disponibili ad esempio i dati sul tumore alla prostata e al seno, che nel 2021 sono stati rispettivamente 900 e 1.200.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino