Mala del Tronchetto, notifiche sbagliate: udienza lampo, il processo è subito rinviato

L'aula bunker di Mestre
VENEZIA - Aperto e subito rinviato al 6 luglio per una serie di notifiche sbagliate o non recapitate ad alcune parti offese. Ma l'udienza di ieri, 19 aprile, in aula...

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VENEZIA - Aperto e subito rinviato al 6 luglio per una serie di notifiche sbagliate o non recapitate ad alcune parti offese. Ma l'udienza di ieri, 19 aprile, in aula bunker a Mestre del processo alla rinascente Nuova Mala del Brenta - che voleva controllare il traffico turistico dei lancioni dal Tronchetto, così come il mercato della droga tra Venezia e Mestre - è servita ai futuri protagonisti del dibattimento (ciascuno nel proprio ruolo) per prendere posizione in campo.

LE POSIZIONI
Ecco che quindi il pubblico ministero Giovanni Zorzi ha depositato una propria lista con 108 persone da sentire come testimoni, tra cui il pluripregiudicato targato Mala del Brenta, Giampaolo Manca. Mentre hanno annunciato di volersi costituire parti civili il motoscafista Stefano Fort, derubato all'interno del garage del Tronchetto, di 550 mila euro in contanti appena incassati per la cessione della sua società, comprensiva di licenza di noleggio con conducente. Poi hanno presentato richiesta la Presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero dell'Interno, Actv/Avm, la Regione Veneto, la Cgil, la Città Metropolitana, il Comune di Venezia e l'assicurazione Itas: su tutte queste il giudice deciderà alla ripresa del dibattimento, a luglio. A governare il processo contro la Nuova Mala è lo stesso Collegio ancora impegnato con il processo ai casalesi di Eraclea, che si dovrebbe concludere prima dell'estate.

LE ACCUSE


Cinquantaquattro imputati, dieci dei quali accusati di associazione di stampo mafioso e altre venti di concorso in associazione mafiosa oltre a una sfilza di reati: sono 141 in totale le imputazioni contestate tra estorsioni, rapine, spaccio di sostanze stupefacenti, furti. Ai vertici del gruppo la procura Antimafia piazza Gilberto "Lolli" Boatto, 81 anni, ex luogotenente della banda di Felice Maniero e ritenuto il deus ex machina della rinascente Mala; e Paolo Pattarello, 75 anni, indicati dal pm come i promotori di una vera e propria associazione per delinquere di stampo mafioso, accusata di aver messo le mani sul Tronchetto riproponendo i vecchi nodelli malavitosi della banda dei mestrini, di cui erano i capofila. La terza corona dell'organizzazione, l'imprenditore veneziano Loris Trabujo, è già stato condannato in abbreviato dalla giudice Benedetta Vitolo a 12 anni di reclusione nel processo in abbreviato che si era chiuso con un totale di 54 anni di condanne. Trabujo - sfregiato in aula durante l'udienza preliminare da Pattarello - è accusato di estorsioni, minacce, rapine e reati fiscali, messe in atto anche con l'obiettivo di controllare i flussi turistici nel centro storico veneziano attraverso la sua società di trasporti acquei, gestita dalla figlia. Ieri Boatto (difeso dagli avvocati Giorgio e Luca Pietramala) non era collegato dal carcere di Milano. C'era Pattarello, in videoconferenza da Vicenza, e Gino Causin da Torino.
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Il Gazzettino