Il Collegio, conoscete il professor Andrea Maggi? Con gli alunni fin dalla prima edizione, ecco il suo segreto - Foto

Il Collegio, conoscete il professor Andrea Maggi? Con gli alunni fin dalla prima edizione, ecco il suo segreto
È l'unico docente presente fin dalla prima edizione del programma e anche per la settima stagione cercherà di istruire una classe di una ventina di collegiali,...

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È l'unico docente presente fin dalla prima edizione del programma e anche per la settima stagione cercherà di istruire una classe di una ventina di collegiali, catapultati direttamente nel 1958. Si tratta di Andrea Maggi, professore pordenonese, che nella vita di tutti i giorni insegna materie letterarie alla scuola secondaria Balliana-Nievo di Sacile e che ormai da sette anni per un paio di mesi entra nelle case degli italiani grazie al docu-reality di Rai Due Il Collegio. Il professor Maggi oltre che apprezzato docente è anche scrittore (Storia di amore e di rabbia è il suo ultimo romanzo, edito da Giunti) e sa parlare a giovani e meno giovani anche con gli strumenti dati dal mondo dei social. Sono infatti seguitissimi i suoi profili Instagram e Tik Tok che assieme contano su oltre un milione di followers.


VIAGGIO NEL TEMPO
Ma cosa spinge uno stimato professore e scrittore ad abbandonare la propria quotidianità per mettersi in gioco davanti alle telecamere? «Ogni volta è un viaggio nel tempo sorride Maggi - e quando vado al Collegio mi sento un po' come Marty McFly, il protagonista di Ritorno al Futuro. È una sfida perché bisogna tarare il ruolo dell'insegnante a quelli che erano gli usi dell'epoca. Grazie all'aiuto degli autori e alla mia curiosità ho cercato di far entrare il Professor Maggi nell'epoca nella quale la Rai lo avrebbe spedito». Anni iconici, come il '60 o quelli delle contestazioni giovanili come il '68 e il '77. Senza dimenticare l'82 col Mondiale di Paolo Rossi o il '92, quello forse più vicino al Maggi studente: «Nel '92 ero al liceo ricorda e quello fu l'anno delle stragi di Mafia e della morte di Falcone e Borsellino. Lo vissi con grande intensità e ripercorrerlo è stato emozionante. La prima edizione mi catapultava invece in quella che era la scuola media dei miei genitori. Anche questo '58 è stato interessante. Una vera scuola vecchia maniera, che non era scontato fosse per tutti. Ci fa riflettere su quanto invece sia un privilegio che tutti possano andarci».


BOOM ECONOMICO
La serie, le cui prime due puntate sono andate in onda questa settimana e che si avvale della voce narrante di Nino Frassica, è stata girata nel frusinate, nel Collegio Regina Margherita di Anagni, e trasporta gli spettatori nel pieno del boom economico, un'epoca piena di ottimismo.
Sono anni in cui in Italia cresce anche la domanda di scolarizzazione e il boom della produzione industriale richiede figure specializzate. Al contempo però restano ancora alti i numeri dell'esclusione scolastica. Parallelamente cresce anche la televisione e protagonista incontrastato è Mike Bongiorno. Anche nel '58 il professor Maggi cerca l'empatia coi propri studenti: «Non recitiamo racconta . Semplicemente facciamo lezione come se avessimo una classe normale, ma adattandoci alle metodologie e ai sentimenti dell'epoca. Ma fuori dalle riprese non possiamo interagire coi ragazzi per non interrompere quella sorta di magia del reality».


STORIE DI VITA
In questi anni sono tante le storie rimaste impresse nella memoria del professore pordenonese: «Ci sono state storie che hanno impreziosito il Collegio: penso a quella dei fratelli Teoli, adottati e arrivati dall'India, una storia degna di Dickens. Anche in questa stagione ci sono ragazzi con storie di vita importanti. E spero che servano per far capire a tutti che dietro atteggiamenti irrispettosi di alcuni adolescenti ci sono storie veramente drammatiche». La scuola mantiene comunque il suo fascino: «Comunque la si viva lascia dei ricordi che poi diventano l'epica della propria adolescenza, con imprese eroiche da raccontare. Il Collegio fa breccia sui ragazzi perché racconta storie molto simili a quelle che loro stessi vivono e questo è evidente, non dai dati d'ascolto, ma soprattutto dalle interazioni successive che si hanno sui social. Può essere che la scuola non piaccia - conclude Maggi -, ma l'insegnante viene comunque preso come punto di riferimento. E i ragazzi me lo dimostrano tutti i giorni con valanghe di messaggi ed interazioni».

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Il Gazzettino