«Al Tronchetto di Venezia c'era associazione di stampo mafioso». La Procura impugna la sentenza

«Al Tronchetto di Venezia c'era associazione di stampo mafioso». La Procura impugna la sentenza
VENEZIA - La nuova "mala del Tronchetto" era una vera e propria associazione di stampo mafioso, capace di esercitare potere intimidatorio e di alimentare un clima di...

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VENEZIA - La nuova "mala del Tronchetto" era una vera e propria associazione di stampo mafioso, capace di esercitare potere intimidatorio e di alimentare un clima di omertà. Lo sostiene il sostituto procuratore di Venezia, Giovanni Zorzi, nell'atto con cui ha impugnato la sentenza emessa lo scorso novembre dalla giudice per l'udienza preliminare Benedetta Vitolo, che ha invece ritenuto sussistente un'associazione per delinquere semplice, seppure riconoscendola come organizzata e pericolosa.


LA PROCURA
La procura non concorda con le conclusioni del gup e per questo ha chiesto alla Corte d'appello di aggravare le pene a carico di Loris Trabujo, uno dei capi del gruppo criminale, al quale sono stati inflitti 12 anni di reclusione. Nell'atto di appello il pm Zorzi chiede la condanna di Trabujo anche per l'accusa di traffico di sostanze stupefacenti: a suo avviso, infatti, vi sono prove sufficienti del suo ruolo di promotore, al contrario di quanto ha ritenuto la giudice Vitolo, che lo assolto per mancanza di adeguati elementi a suo carico, considerato che l'imprenditore del Tronchetto, attivo nel settore dei trasporti turistici acquei, non è mai stato trovato in possesso di droga.
Il deposito dell'atto d'appello coincide con la vigilia dell'apertura del processo con rito ordinario, fissato nell'aula bunker di Mestre per la mattina di giovedì prossimo, di fronte al Tribunale presieduto da Stefano Manduzio, lo stesso giudice che, in un altro importante processo da poco concluso, quello sulle presunte infiltrazioni dei casalesi ad Eraclea, non ha riconosciuto l'associazione per delinquere di stampo mafioso condannando gli imputati per associazione "semplice" (e per l'aggravante mafiosa in relazione a singoli reati). Una sentenza che, a conclusione di tre anni di processo, ha preso una strada diversa da quella decisa dal gup che, invece, al termine del giudizio abbreviato ha riconosciuto la sussistenza di un'organizzazione mafiosa, condannando per concorso esterno lo stesso vicesindaco di Eraclea, Graziano Teso, che ora sta già scontando la pena. Due vicende giudiziarie molto diverse, che però ruotano attorno all'esistenza o meno di organizzazioni di stampo mafioso in Veneto.


LE DIFESE
A presentare appello contro la sentenza del processo abbreviato sulla mala del Tronchetto è stata anche la difesa, in particolare quella di Loris Trabujo la quale sollecita la Corte a ridurre la pena assolvendo l'imprenditore da una serie di imputazioni. Ma non solo: le avvocate Paola Rubino e Stefania Pattarello denunciano la nullità della sentenza perché la giudice ha citato ampi stralci delle motivazioni contenute nell'ordinanza di custodia cautelare.
Contro la sentenza ha presentato appello anche la figlia di Trabujo, Pamela, condannata per la falsa intestazione delle aziende del padre.


Giovedì, nell'aula bunker di Mestre, si aprirà il dibattimento a carico di 54 imputati, 10 dei quali accusati di associazione di stampo mafioso e altre 20 di concorso in associazione mafiosa oltre a una sfilza di reati: sono 141 in totale le imputazioni contestate tra estorsioni, rapine, spaccio di sostanze stupefacenti, furti. Ai vertici del gruppo la procura Antimafia piazza Gilberto "Lolli" Boatto, 81 anni, ex luogotenente della banda di Felice Maniero e Paolo Pattarello, 75 anni. Secondo il pm Zorzi sono i promotori di una vera e propria associazione per delinquere di stampo mafioso, accusata di aver messo le mani sul Tronchetto riproponendo i vecchi modelli malavitosi della banda dei mestrini, di cui erano i capi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino