Lupo ucciso a fucilate, Ciambetti: «Risultato dell'esasperazione di molti»

Lupo ucciso a fucilate, Ciambetti: «Risultato dell'esasperazione di molti»
«Quanto accaduto a Roveré Veronese, il lupo trovato ammazzato a fucilate,  è il risultato dell’esasperazione vissuta da molti, soprattutto, ma non...

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«Quanto accaduto a Roveré Veronese, il lupo trovato ammazzato a fucilate,  è il risultato dell’esasperazione vissuta da molti, soprattutto, ma non solo , tra gli allevatori, in ambito montano a seguito alla espansione e proliferazione dei grandi predatori in zone fortemente antropizzate o vocate all’allevamento, pastorizia e pascolo classici dell’economia della montagna dove si era stabilizzato ormai da decenni un equilibrio oggi decisamente alterato dall’arrivo appunto di predatori come il lupo». Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto, commenta così l’uccisione di un lupo a fucilate nella montagna veronese.


«Purtroppo quest’anno gli allevatori sono stati vittime di ripetuti attacchi di branchi di lupi - ha continuato Ciambetti – ed è necessario comprendere la difficoltà della convivenza con specie protette che arrecano danni che vanno ben oltre le perdite economiche. La mia impressione è che non siamo davanti ad un caso di bracconaggio, anzi: la tensione in molte zone non solo della Lessinia ma anche dell’Altipiano dei Sette Comuni è tangibile e va compresa, come va compresa la paura di chi vede le proprie bestie messe a rischio. Se vogliamo che la montagna sia viva abbiamo bisogno di mantenere attività economiche compatibili con l’ambiente: l’allevamento, il pascolo, la pastorizia rappresentano una forma di economia da tutelare e incoraggiare, non certo da mettere in pericolo. Gridare al bracconaggio o auspicare pene severissime per chi ha sparato al lupo di Roveré non fa altro che aumentare la tensione esasperando sempre più gli animi di chi, sotto pressione nell’azione di contrasto ai grandi predatori, deve invece ritrovare serenità e soprattutto non sentirsi abbandonato o, peggio, messo alla berlina da chi non deve convivere con la paura. Un conto è difendere un pascolo, una stalla, un altro starsene in salotto e magari pontificare. Bisogna rivedere le norme, questo mi sembra chiaro, perché una specie protetta non può mettere a rischio attività umane consolidate».
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Il Gazzettino