Le Regole d'Ampezzo: «Da noi i pascoli sono sicuri, sappiamo come difenderci dai lupi»

L'Ampezzo si difende dalle predazioni dei lupi
CORTINA - Gli animali portati all’alpeggio, sui pascoli della conca d’Ampezzo, sono stati oggetto di alcune predazioni, da parte dei branchi di lupi,...

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CORTINA - Gli animali portati all’alpeggio, sui pascoli della conca d’Ampezzo, sono stati oggetto di alcune predazioni, da parte dei branchi di lupi, all’inizio della stagione pastorale, la scorsa primavera. Poi però l’emergenza è rientrata, secondo quanto riferisce Stefano Gaspari, presidente delle Regole d’Ampezzo, alla processione di ringraziamento, che chiude l’annata: «Abbiamo iniziato con un buon auspicio, a giugno, nella processione propiziatoria, qui a Ospitale. Rileviamo che fortunatamente è andato tutto bene. A parte le prime predazioni iniziali, purtroppo imprevedibili, quando sono state prese bestie molto giovani, poi sui pascoli c’è stato un assestamento. Dopo quegli episodi non è più successo niente di eclatante, per cui anche i pastori, che inizialmente erano molto allarmati, si sono trovati a gestire il loro lavoro in serenità».

LA GESTIONE
Le singole Regole d’Ampezzo, le due alte di Anbrizola e Larieto, e alcune delle Regole basse, gestiscono diverse malghe e pascoli nella conca: c’è Ra Stua, nel cuore del Parco delle Dolomiti d’Ampezzo; ci sono Larieto, sulla strada del passo Tre Croci; Valbona, oltre il valico, nella valle dell’Ansiei; Federa, alle pendici della Croda da Lago; Pezié de Parù, lungo la strada per il passo Giau. Sul ruolo di queste antiche istituzioni, con la tradizione che si adatta alla modernità, il presidente Gaspari commenta: «Le Regole d’Ampezzo vogliono mantenere questi usi e consuetudini locali. Sicuramente vogliono anche aumentare il numero delle bestie da portare all’alpeggio ogni anno». In gran parte si tratta di bestiame che proviene da fuori; ormai sono pochi gli allevatori nella conca, dove comunque permane l’attività pastorale, che non è mai venuta meno. 

LA TRADIZIONE


La processione alla chiesa di Ospitale, dei santi Nicolò, Biagio e Antonio abate, ha richiamato anche quest’anno diversi fedeli, con la presenza dei bambini della scuola dell’infanzia parrocchiale, che hanno rallentato il corteo, con il loro lento incedere. «Il passo, il tempo da dare al nostro cammino, chi lo decide? I grandi o i piccoli? Se noi siamo qui a ringraziare il Signore, lo facciamo per loro, che sono il nostro futuro, che avanza» - ha sottolineato il parroco don Ivano Brambilla, nel suo saluto ai fedeli. Ha quindi fatto riferimento alle esortazioni di papa Francesco, nell’enciclica “Laudate Deum”, laddove chiede di fare qualcosa, di attivarsi, per la salvaguardia del creato: «Non c’è più tempo, per decidere di cambiare stile di vita. Bisogna farlo subito». Dopo la devozione, c’è la festa. Sabato 14 ottobre torna il consueto “Desmonteà”, quest’anno con delle novità, nel ritrovo in paese, fra giochi, per grandi e piccoli, e il gustoso ristoro.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino