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MONFALCONE - Il Consiglio di Stato, all'esito della camera di consiglio, ha accolto gli appelli cautelari delle associazioni culturali islamiche Darus Salaam e Baitus Salat di Monfalcone e nell'ordinanza precisa che «l'Amministrazione è tenuta a individuare, in contraddittorio con gli interessati e con spirito di reciproca e leale collaborazione, siti alternativi accessibili e dignitosi per consentire ai credenti l'esercizio della preghiera», fissando un tavolo di confronto entro 7 giorni. Il contenzioso tra Comune e associazioni riguardava due immobili usati per le preghiere, per i quali era stato ordinato il ripristino della destinazione d'uso.
Il legale delle due associazioni
«Il Consiglio di Stato ha, incisivamente, richiamato l'Amministrazione ai doveri di reciproca collaborazione e ai valori che devono ispirare l'agire dei pubblici poteri». Lo sottolinea il legale rappresentante delle associazioni culturali islamiche Darus Salaam e Baitus Salat di Monfalcone, Vincenzo Latorraca. «Evidenziando la rilevanza costituzionale del diritto di culto e la necessità di un leale confronto tra le parti, anche il Collegio - riporta una nota diffusa dal legale - ha ritenuto 'necessario, nelle more della definizione del giudizio nel merito, adottare misure interinali alternative che consentano ai credenti di potere comunque osservare le prescrizioni religiose (anche legate al periodo di Ramadan)». Rispetto ai luoghi "dignitosi" per la preghiera a cui si richiama nell'ordinanza, il Consiglio di Stato, sottolinea Latorraca, prende «in attenta considerazione le osservazioni critiche mosse dall'associazione rispetto ai luoghi nel frattempo individuati dalla Questura (in quanto, si dice, posti 'all'aperto e ubicati in punti del tutto defilati e periferici')».
La risposta dal Comune
«Il Consiglio di Stato con ordinanza depositata in data odierna ha statuito che l'attività di preghiera diversamente da come richiesta dai due centri non può essere svolta presso i locali di via Duca d'Aosta e via don Fanin. In buona sostanza la richiesta avanzata dagli appellanti prima al Tar Fvg e poi al Consiglio di Stato di pregare all'interno dei due edifici, dove hanno sede le due associazioni, non è stata accolta nemmeno dal Consiglio di Stato». Lo afferma l'avvocato che rappresenta il Comune di Monfalcone, Teresa Billiani. «Il Consiglio di Stato - aggiunge Billiani - ha evidenziato altresì che qualora le norme di natura urbanistica relative alla zonizzazione non lo consentano, un immobile non può essere trasformato in moschea. Il Consiglio di Stato ha rilevato altresì che la questione presenta profili delicati di natura urbanistica relativi agli standard di sicurezza nonché incolumità pubblica. I giudici di Palazzo Spada hanno invitato veramente le parti a un confronto al fine di individuare provvisoriamente dei siti alternativi per effettuare la preghiera. Infine il Consiglio di Stato proprio perché la questione è attinente al merito ha invitato il Tar a fissare con sollecitudine l'udienza di merito». «In conclusione - dice Billiani - le ordinanze comunali hanno a oggetto il divieto di praticare l'attività di culto presso i due locali e sotto questo profilo il Consiglio di Stato non ha accolto la sospensiva in quanto espressamente ha evidenziato che lì non si può pregare».
Il Gazzettino