Luca Zaia candidato a sindaco di Venezia se salta il terzo mandato in Regione: nuova ipotesi

Il sindaco Luigi Brugnaro e il presidente del Veneto Luca Zaia
VENEZIA - E se il prossimo candidato sindaco di Venezia fosse Luca Zaia? Negli ambienti politici, ma anche imprenditoriali e sindacali, l’ipotesi circola da quando si...

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VENEZIA - E se il prossimo candidato sindaco di Venezia fosse Luca Zaia? Negli ambienti politici, ma anche imprenditoriali e sindacali, l’ipotesi circola da quando si è capito che il terzo mandato (che per il governatore del Veneto sarebbe il quarto) non ci sarà. Se ne parlava anche ieri mattina nei corridoi dell’albergone all’uscita del casello di Padova Ovest, dove la Lega-Liga veneta del segretario Alberto Stefani ha tenuto a battesimo la scuola di formazione politica del partito, quasi 700 persone alla prima lezione dedicata all’autonomia con l’intervento di docenti universitari, esperti e, ovviamente, il governatore. Tecnicamente la possibilità di far fare a sindaci e presidenti di Regione il terzo mandato non è esclusa, solo che - volere è potere - pare di capire che non si voglia sia a destra (per quale motivo Fratelli d’Italia dovrebbe lasciare campo libero agli alleati nelle principali Regioni e città?) che a sinistra (Elly Schlein potrebbe “liberarsi” in un niente di governatori “ingombranti”, uno a caso Stefano Bonaccini nella sua Emilia Romagna, tra l’altro alle prese con seri problemi di bilancio in sanità). Dopodiché è vero che per pesare gli equilibri bisognerà aspettare il prossimo giugno e i risultati delle elezioni europee, ma gli scenari già cominciano a delinearsi. E quello che va per la maggiore, con l’incandidabilità del sindaco in carica Luigi Brugnaro, perché anche per lui sarebbe il terzo mandato, è Luca Zaia a Venezia.

LE PROSPETTIVE
Interpellato, l’interessato scuote la testa: «Sono concentrato sulla Regione». Ma la prospettiva tiene banco. È vero che, trevigiano della Sinistra Piave, Zaia non è veneziano, ma a Venezia come governatore ci sta da almeno tre lustri. Capacissimo, magari, di chiamare “vie” le calli senza manco conoscere tutti i sei sestieri veneziani, ma per i suoi sostenitori potrebbe essere addirittura un vantaggio avere un amministratore che si approccia per la prima volta ai problemi “spiccioli” della città.
Ma per Zaia non sarebbe una diminutio? Finora, quarto mandato regionale a parte, si erano ipotizzati incarichi a Bruxelles con la candidatura alle Europee, per un attimo c’era stata l’ipotesi che potesse fare il commissario Ue (presto venuta meno perché in pole position c’è il meloniano Raffaele Fitto), poi la possibilità di un mandato ministeriale. Ma, raccontano, Venezia solleticherebbe di più il governatore: intanto perché resterebbe sul territorio e oltretutto in una città unica al mondo - e magari con l’obiettivo di innalzarne ulteriormente lo standing internazionale. Senza contare che con Zaia candidato sindaco, per la sinistra proprio non ci sarebbe partita, come dimostrano non solo il 76,79% alle Regionali del 2020, ma anche tutti i sondaggi sugli amministratori più amati dagli italiani.

SCACCHIERE NAZIONALE


E il sindaco uscente Luigi Brugnaro? Escluse, per ora, Roma e Bruxelles, se le Province torneranno ad elezione diretta potrebbe valutare la presidenza della Città metropolitana di Venezia. L’ipotesi di una staffetta con Zaia - Luigi in Regione, Luca in Comune - invece non regge, perché il Veneto - sempre al netto dei risultati delle Europee - sarebbe ornai destinato a Fratelli d’Italia e non ai centristi, specie dopo che il forzista Alberto Cirio, lui sì ricandidabile, si è deciso a restare in Piemonte. E la Lega, che già governa la Lombardia con Attilio Fontana, il Friuli Venezia Giulia con Massimiliano Fedriga e presumibilmente continuerà ad avere Trento con Maurizio Fugatti (oggi il voto), come può pensare di lasciare al primo partito d’Italia, Fdi appunto, la sola Liguria? Per la Lega-Liga le prossime Regionali saranno un colpo: la stima è che con un candidato presidente di un altro partito il Carroccio crolli a 6-7 consiglieri, mentre se mantenesse il candidato governatore - nome tutto da decidere - arriverebbe a 14-15, comunque meno della metà degli attuali 34. Altra eventualità: la lista Zaia. Perché il nome nel simboletto il governatore ce l’ha sempre e metti mai che decida di sostenere un proprio uomo, o una propria donna, nella corsa a palazzo Balbi: significherebbe la frattura del centrodestra, il che - al momento - è fuori discussione. Più facile, invece, lo scenario di Ca’ Farsetti, dove è vero che Fratelli d’Italia aveva fatto un pensierino con il senatore Raffaele Speranzon, ma è impensabile che Meloni occupi Venezia e Veneto assieme. Dopodiché mancano almeno due anni, che in politica sono un’eternità.
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Il Gazzettino