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BELFIORE - In mezzo a distese sterminate di frutteti di mele e di vigneti, la barchessa di Palazzo Moneta, nella campagna di Belfiore (Verona), il buen retiro di Luca Morisi, appare come il luogo più lontano che si possa immaginare dai riflettori della politica. Ma è qui, nella provincia ancora agricola del Veneto, che l'inventore della "Bestia", la sera del 14 agosto scorso, ha vissuto il proprio incubo.
I Carabinieri che suonano alla porta, le domande sulla droga liquida trovata a 3 ragazzi usciti da poco dal suo appartamento, la perquisizione, che porta alla scoperta di un pò di cocaina.
La sera dell'operazione dei Carabinieri, nata ad un normale controllo stradale, però, la presenza delle gazzelle a Palazzo Moneta non è passata inosservata. «Abito nell'appartamento sotto a quello di Morisi - spiega una donna, scegliendo l'anonimato - e ho visto delle persone in borghese, credo proprio fossero i Carabinieri portare via alcuni ragazzi. L'appartamento so di chi è, naturalmente, ma lui non c'era, non l'ho mai visto in quei momenti. Movimenti di ragazzi li avevo invece già notati, e di sopra a volte c'era del trambusto». Luca Morisi nella casa di Belfiore non ci andava spesso, forse era proprio il posto dove si ritirava per stare tranquillo, lontano da chi poteva riconoscerlo. Invece in una serata di Ferragosto tutto gli è crollato addosso. Gli investigatori alla sua porta, le domande scomode, e una piccola quantità di polvere bianca - per uso personale - sufficiente però per fermare anche la carriera di chi domava la "Bestia".
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