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Ha detto di sé: «Ho braccia rubate all'agricoltura, sono una sorta di Cincinnato». Ma a differenza del generale Lucio Quinzio, che tornò alla vita di campagna dopo aver concluso la carriera in politica, il senatore Luca De Carlo può tenere sotto controllo la sua azienda zootecnica direttamente dallo scranno di Palazzo Madama. Meraviglie della tecnologia: «Attraverso un'app, monitoro da Roma le mie mucche al pascolo. Purtroppo a Feltre ci sono i lupi, così sto più tranquillo. Mi basta dare un'occhiata allo smartphone, un po' come faccio per vedere i nuovi messaggi. Anche nei lavori parlamentari? Ma no, solo durante le pause».
Le mucche del senatore De Carlo
Negli anni De Carlo ha aggiornato periodicamente sui social la lista degli animali presenti nella sua fattoria, dalle mucche agli asini, dalle capre alle galline: famosa l'immagine dell'Ape carica di uova "Co-co-dè Carlo" che girava per i mercati. «Ma per quelle serve una presenza costante dice il primo cittadino di Calalzo di Cadore e coordinatore veneto di Fratelli d'Italia che non riesco più a garantire.
Mucche controllate via App
La novità è stata introdotta nell'allevamento da un paio di settimane. Dopo aver disegnato nell'applicazione il perimetro del suo podere, De Carlo sa che riceverà una notifica ogni volta che Belén uscirà o rientrerà: l'eventuale superamento della recinzione virtuale, evidentemente lo avviserebbe di un danneggiamento dello steccato fisico. «Con i lupi non si sa mai, è una sicurezza in più», osserva il senatore, che fruisce poi del servizio di localizzazione: «Oltre a vedere l'esatta posizione del bestiame ogni volta che mi collego, posso anche ricostruire il percorso fatto nelle ultime ventiquattr'ore, un po' come succede con il "conta-passi" dei dispositivi per noi umani. Quella per l'allevamento è una passione che ho da una ventina d'anni e che ho la fortuna di condividere con mio figlio. Per noi è anche l'occasione di trascorrere del tempo insieme». Chissà se un'app così sarebbe utile anche per tenere sotto controllo i politici. De Carlo sorride: «A noi non serve il radiocollare: con la smania da social che abbiamo, ci arrangiamo da soli a far sapere dove siamo e cosa facciamo...». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino