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PORDENONE/UDINE - Non ci stanno. I medici di medicina generale non ci stanno proprio ad essere "richiamati" dalla Regione e indicati come parte in causa per l'allungamento delle liste di attesa. Come? Con prescrizioni inappropriate, troppi esami concessi, diversi dei quali, dicono sempre dalla Regione, inutili e che avrebbero potuto non essere prescritti. Non a caso già dagli ultimi mesi dello scorso anno - si legge nel documento consegnato ai sindaci - l'Asfo, ma in generale anche le altre aziende, stanno valutando il fabbisogno di prestazioni sull'analisi dei dati delle prescrizioni. Del resto la banca dati delle prescrizioni consente di valutare le prestazioni prescritte su ricetta da tutte le tipologie dei medici. Come dire che l'Azienda ha in mano i dati delle ricette per ciascuna prestazione prescritta con la rispettiva priorità clinica. Un monitoraggio, dunque, che consente di misurare il divario tra la domanda e l'offerta, sia per quanto riguarda il fabbisogno complessivo sia per quanto interessa la distribuzione delle priorità. E qui arriva la prima novità. «Al fine di programmare una offerta in linea con le richieste dei residenti - scrive l'Azienda sul Piano attuativo per il contenimento delle liste di attesa - e garantire un maggior rispetto dei tempi previsti, potrà anche essere fissato un vincolo all'accesso nelle strutture aziendali in base alla residenza». Come dire che potrebbe essere introdotta una minor possibilità di muoversi all'interno della sanità pubblica. Il paragrafo che spiega la revisione dell'offerta si conclude con un altro passaggio interessante. «La valutazione delle prescrizioni riguarderà anche il rapporto tra prime visite e controlli, al fine di migliorare l'appropriatezza delle richieste e conseguentemente rivedere i percorsi in ambito aziendale».
APPROPRIATEZZA
Resta però il fatto che i medici di medicina generale hanno fatto quadrato proprio sulla questione dell'appropriatezza delle loro prescrizioni mediche. «I medici di famiglia - spiega il presidente dell'Ordine di Pordenone, Guido Lucchini, anche lui per tanti anni medico di medicina generale ora in pensione - stilano la priorità degli esami specialistici in base a parametri determinati che servono proprio per indicare in linea di principio il livello di gravità della malattia.
LE CAUSE
Del resto la stessa Asfo riconosce che la situazione di generale criticità nel rispetto dei tempi di attesa è legata alla carenza di specialisti di alcune discipline e all'incremento della domanda di prestazioni. «Il disequilibrio - si legge - tra domanda e offerta, già presente in passato si è acuito a seguito della pandemia e pare destinato ad aumentare ulteriormente a causa di molteplici fattori che comportano un aumento delle richieste tra cui l'invecchiamento della popolazione, l'aumento delle patologie croniche, la disponibilità di indagini diagnostiche sempre più sofisticate e le accresciute esigenze dell'utenza rispetto ai servizi sanitari».
LA GARANZIA
Tra le azioni che l'Asfo metterà in campo per cercare di assicurare il rispetto dei tempi previsti, ne caso in cui la prestazione di primo accesso non fosse garantita nei tempi massimi quella di attivare dei "percorsi di tutela" idonei a soddisfare e garantire l'erogazione della prestazione nei tempi mediante la ricerca di ulteriori spazi disponibili nell'ambito aziendale , un eventuale aumento della disponibilità, anche temporanea dell'offerta e altre modalità che saranno valutate al momento.
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