Anche donne e civili: la tremenda "lista nera" dei trucidati nel 1944

Una vista della Rocca Bernarda a Premariacco
PREMARIACCO (Udine) - Si allunga tristemente e in maniera sconvolgente il numero degli atti ufficiali rinvenuti negli archivi del Comune di Premariacco relativamente alle persone...

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PREMARIACCO (Udine) - Si allunga tristemente e in maniera sconvolgente il numero degli atti ufficiali rinvenuti negli archivi del Comune di Premariacco relativamente alle persone rastrellate, uccise e sepolte nella località di Rocca Bernarda - una vasta altura che sorge in questo comune in provincia di Udine - negli anni bui della seconda guerra, nel 1944, in particolare nel mese di settembre.


Questa mattina, come da accordi, i carabinieri hanno fatto ingresso della sede del Comune di Premariacco, insieme al sindaco Roberto Trentin e vi sono stati dalle 9 fino alle 13, esaminando una buona parte della documentazione ufficiale conservata i faldoni per anni e anni negli archivi di Municipio, senza che nessuno sapesse che cosa contenevano: informazioni definite senza mezze misure “fondamentali”, “essenziali” e “delicatissime”, che non interessano più solo l'Italia e il Friuli: capaci di condurre gli inquirenti alla verità su questa tragica vicenda, tanto contestata e che ha acceso gli animi, sia in passato che adesso, nel 2016.
 
I morti non sono solo 21 - tra il cimitero di Leproso e la localitàdi Rocca Bernarda -; sono molti molti di più, e non sono solo uomini e soldati. Ci sono civili, donne, giovanissimi, non solo italiani ma anche di altre nazionalità. Per non interferire nelle indagini, gli inquirenti, che stanno indagando coordinati dalla Procura della repubblica di Udine, non si può rivelare al momento il numero esatto degli uccisi. Si sa che sono stati tutti sotterrati, a varie profondità, nella zona di Rocca Bernarda, e tanti altri sono stati trucidati del piccolo cimitero di Ipplis. C’è un faldone decisamente “scottante”, in particolare, e una "lista" precisa, che getta una luce inquietante sui fatti di quegli anni, sui responsabili, su cosa accadde, con nomi e cognomi, trascritti in atti e registri ufficiali. La gran parte di questi ammazzati è stata esumata 2 anni dopo, nel 1946.


L’inchiesta è alle prime battute e può essere che anche negli archivi di altri enti pubblici siano “seppelliti”, avvolti dalla polvere, mai aperti per anni, documenti simili, che riportano ad altre fosse singole, o "comuni". I carabinieri hanno acquisito tutta la documentazione necessaria che è stata messa al sicuro. Tutto grazie all’impegno del sindaco Trentin che ha voluto vederci a fondo, per ottenere verità; il primo cittadino, adesso, viene contattato da altre persone - che escono mano mano allo scoperto, ormai senza paura - per dare nuove indicazioni sulla terribile tragedia.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino