Lire-euro cambio fantasma: spariscono 80 milioni e l'avvocato finisce nei guai

Lire-euro cambio fantasma: spariscono 80 milioni e l'avvocato finisce nei guai
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SPINEA - Io ho i giusti contatti, conosco gente importante in Vaticano. Datele a me quelle lire, cambiarle non è un problema. Sembrava sicuro del fatto suo Luciano Faraon, 76enne avvocato con studio a Spinea e un passato turbolento, fatto di precedenti per truffa continuata, tentata estorsione e una sospensione di sei mesi dall'Ordine degli avvocati di Venezia, scattata a marzo per una vicenda legata ad una causa di divorzio, sul fatto di poter cambiare il vecchio conio in euro 17 anni dopo il change over del 2001. Ma in realtà il legale millantava e adesso si ritrova a processo, incastrato da Luca Bacchiega, 49 anni, anche lui con una fedina penale di tutto rispetto per procedimenti relativi a estorsioni e truffa, l'intermediario di una persona che all'avvocato e al suo complice, Maurizio Tonello, un 63enne di Bovolenta, in provincia di Verona, aveva affidato nel marzo del 2018 le bellezza di 80 milioni di vecchie lire da far tornare in circolazione con il cambio in euro. Soldi presi e mai convertiti. Anzi, Faraon e Tonello sarebbero spariti. Nei loro confronti la Procura di Treviso aveva chiesto, nell'ottobre del 2019, l'archiviazione delle indagini per truffa scaturite dalla denuncia di Bacchiega, ma il gip Gianluigi Zulian, dopo due mesi di riserva, ha invece disposto l'imputazione coatta, riformulando il capo d'imputazione in appropriazione indebita.


Faraon è noto alle cronache nazionali proprio perché ingaggiò con la Banca d'Italia una vera e propria contesa sul cambio lira-euro. Nel 2017 emerse che a lui si erano rivolte svariate decine di persone per cambiare la bellezza di 5 miliardi di lire. Soldi che non sono immacolati - diceva il legale - ma i proprietari son disposti a versare l'equivalente del 3% allo Stato. In un momento di crisi economica come questa perché dovremmo perderli?. L'Antimafia iniziò ad indagare: tra i risparmiatori figuravano infatti liberi professionisti, molti titolari di imprese edili, persino qualche petroliere, tutti in odore di collusioni con la criminalità organizzata. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino