Non paga i profughi, imprenditore rischia il linciaggio

Non paga i profughi, imprenditore rischia il linciaggio
PORDENONE - Un imprenditore di San Giorgio della Richinvelda ha rischiato il linciaggio da parte di quattro richiedenti protezione internazionale. Soltanto l'arrivo di Polizia...

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PORDENONE - Un imprenditore di San Giorgio della Richinvelda ha rischiato il linciaggio da parte di quattro richiedenti protezione internazionale. Soltanto l'arrivo di Polizia e Carabinieri ha evitato il peggio. Quello di mercoledì sera, nella centralissima via Santa Caterina, di fronte all'ufficio postale, è stato un regolamento di conti. Gli afghani Alhamudin Kohistan (22 anni), Fahim Mobariz (26), Sharafat Sherzad (25) e il pakistano Arshid Muhammad (24), tutti residente in viale della Ferriera 24, vantavano un credito nei confronti del 45enne sangiorgino per alcuni lavori di potatura che non erano stati pagati. Urla e schiamazzi hanno attirato verso le 21 l'attenzione di chi abita in quella via e che da tempo chiede con insistenza che i controlli vengano aumentati. È stato il titolare dell'Istanbul kebab a chiedere l'intervento delle forze dell'ordine. I quattro sono stati arrestati per rapina, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, danneggiamento aggravato. Questa mattina è prevista l'udienza per la convalida dell'arresto. Come avvocato d'ufficio è stato nominato Fabio Marcolungo.


LE BOTTE

I quattro profughi, che da tempo attendevano di essere pagati, mercoledì sera hanno intercettato l'imprenditore in via Santa Caterina. Lo hanno rincorso, circondato e aggredito con calci e pugni. Gli hanno anche rubato il cellulare. I poliziotti hanno tentato di calmare gli animi separando l'uomo dagli aggressori e facendolo salire sull'auto di servizio. Ma i quattro non hanno desistito e hanno cominciato ad attaccare verbalmente i poliziotti, tanto da costringerli a richiedere rinforzi ad altre pattuglie per gestire la situazione (in via Santa Caterina sono giunte due auto dei carabinieri e una della Polstrada). Il gruppetto ha però circondato l'auto della polizia con a bordo l'imprenditore. «Lasciatelo qua che lo sgozziamo noi», urlavano chiedendo di avere la retribuzione per due mesi di lavoro. Due di loro hanno cominciato a serrare calci e pugni contro la portiera danneggiandola e a spingere i poliziotti contro l'auto. Gli altri due sono riusciti ad aprire la portiera dall'altro lato e a trascinare fuori l'imprenditore.


SPRAY URTICANTE

I poliziotti non hanno avuto altra scelta che utilizzare lo spray urticante per calmare i quattro profughi. L'imprenditore, condotto in ospedale per essere medicato, ha riportato contusioni al fianco e agli arti inferiori: la prognosi è di cinque giorni. Insieme a lui, anche due poliziotti si sono dovuti rivolgere al pronto soccorso. Per loro contusioni alla spalla e agli arti superiori guaribili in cinque giorni. Condotti in Questura, gli immigrati se la sono presa con i poliziotti. Si sono denudati, hanno sputato a terra e iniziato a deridere e offendere gli agenti. Una volta identificati è emerso che hanno precedenti in materia di stupefacenti, estorsione, rapina e ricettazione (uno era rimasto coinvolto anche nella retata del Bronx).


GLI ARRESTI

Sono stati arrestati e, su indicazione del pm di turno Federico Facchin, due sono stati portati in carcere, gli altri due trattenuti nelle camere di sicurezza della Questura. Nel frattempo, su disposizione del questore Marco Odorisio, vista la gravità dell'episodio, l'ufficio immigrazione ha avviato le procedure per revocare il permesso di soggiorno ai quattro stranieri. Odorisio ha quindi espresso ringraziamento e riconoscenza agli agenti delle tre Volanti «per aver saputo gestire, con grande professionalità, una situazione particolarmente complessa. Si sono distinti, inoltre, per aver salvaguardato non solo l'incolumità propria e dell'imprenditore aggredito, ma anche quella degli stessi aggressori, le cui condotte, violente e provocatorie, sono proseguite in Questura dileggiando e denigrando chi quotidianamente è al servizio della comunità e di tutte le persone». 

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Il Gazzettino