Salvare la lince dall'estinzione: nella foresta di Tarvisio la speranza si chiama "Margy e Sofia"

Sono due esemplari provenienti dai Carpazi liberate da poco. In arrivo anche Karlo, Jago e Talìa per ripopolare il territorio

Salvare la lince dall'estinzione: nella foresta di Tarvisio la speranza si chiama "Margy e Sofia"
TARVISIO - Si chiamano Margy e Sofia: sono le due femmine di lince provenienti dai Carpazi appena liberate nella Foresta di Tarvisio, che però sono appena state avvistate...

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TARVISIO - Si chiamano Margy e Sofia: sono le due femmine di lince provenienti dai Carpazi appena liberate nella Foresta di Tarvisio, che però sono appena state avvistate nella Carinzia meridionale. Hanno già sconfinato, ma occorre tener presente che il loro areale è estremamente diffuso e abbraccia un circolo comprendente il Tarvisiano, la Carinzia meridionale e la Slovenia settentrionale. Proprio un’area dei tre confini, com’è tradizione da queste parti.

NUOVI ARRIVI

E poi sono in arrivo Karlo, Jago e Talìa, anch’essi destinati a rimpinguare le file delle linci a Nordest del Nordest. Prima della loro immissione, nell’ambito del Progetto europeo Life-Lynx, gli individui presenti nella Foresta tarvisiana non superavano le tre unità: estinzione assicurata. Al convegno scientifico nazionale promosso ieri al Teatro Italia di Pontebba dal Club alpino italiano sui grandi carnivori nelle aree alpine, numerosi esperti di primo livello hanno “fotografato” la situazione di orsi e lupi, hanno riservato spazio a quel “fantasma dei boschi” che è il gatto selvatico, minacciato da una massiccia ibridazione con il gatto domestico, e hanno perfino salutato con soddisfazione un grande ritorno nel Tarvisiano: il castoro. Ma il tema centrale resta la lince, il più raro dei mammiferi in Italia: del resto è presente soltanto nel Tarvisiano e come si è detto è ai minimi termini per problemi genetici (scarso incrocio con esemplari di altre aree) e in parte per attività di bracconaggio. Il progetto Life Lynx, al quale aderiscono cinque Paesi europei e 10 partner, contempla altri 5 rilasci di linci nella zona di Bled, in Slovenia, e di 9 rilasci in vari punti delle Alpi dinariche.

I CACCIATORI

A livello complessivo, a fornire il più vigoroso impulso al tentativo di rivitalizzare la popolazione di linci sono stati i cacciatori sloveni, che hanno capito l’importanza di conservare la biodiversità, si sono seduti allo stesso tavolo con gli ambientalisti e insieme hanno ragionato con rispetto reciproco e serietà. Poi hanno constatato, fra l’altro, che la selezione di caprioli e camosci operata dalla lince migliora la qualità delle specie sia per salute generale che per disponibilità di prede. Da questa parte del vecchio confine il progetto, che sta “convincendo” anche le organizzazioni venatorie friulane, ha incontrato un generoso sostegno non soltanto dalle Sezioni Cai di Tarvisio e Pontebba, che hanno assicurato il supporto logistico, ma soprattutto dai Carabinieri forestali del Reparto tarvisiano.

I CARABINIERI

Il loro comandante, Cristiano Manni, ha sottolineato che per la lince non si assiste a un’evoluzione demografica simile a quella di orsi e lupi. Storicamente, la lince popolava tutta l’Europa – ha spiegato – compresa l’area alpina e con una “enclave” appenninica. Ma già nel 1960 le linci erano presenti soltanto nell’Est Europa e in Scandinavia, a causa della distruzione del loro habitat naturale (le foreste) per far posto all’agricoltura, all’affollamento di animali allevati in montagna allo stato brado e alla scarsità di prede a causa della caccia intensiva. Successivamente, però, la condizione si è invertita: gli allevamenti si sono spostati in pianura e i boschi hanno riconquistato i territori perduti. Anche l’attività venatoria si è fatta meno invasiva. Ora si tratta di preservare questa autentica rarità della foresta, dopo che le reintroduzioni eseguite nel 2014 non hanno sortito lo sperato successo. Gli esperti Anja Jobin e Paolo Molinari hanno riferito che nel 2000 le linci hanno provocato parecchi danni in Svizzera, dove sono state uccise circa 200 pecore non sono mancate reazioni di tipo barbarico a danno delle linci, fatte a pezzi e recapitate alle autorità federali elvetiche. Ma qui in Italia, come ha ricordato Molinari, “finora le linci hanno predato soltanto due pecore e in nessun caso attaccano l’uomo”.

CONGIUNZIONI

Anche per le linci, come per gli orsi, gli esperti istituzionali, i cacciatori e gli ambientalisti condividono una speranza: che le poche linci dell’estremo Nordest riescano a collegarsi alle linci balcaniche, abbattendo un confine che per loro, a quanto pare, resiste ancora. Molinari ha definito il nuovo tentativo di salvare la lince nella Foresta di Tarvisio come una “stepping stone”, ossia una pietra miliare lungo il cammino verso un autentico, straordinario successo ecologico.

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Il Gazzettino