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VENEZIA - Un riconoscimento per aver portato in alto lo stile italiano nel mondo. Il premio “Pietro Cesare Alberti” è andato a Lidia Bastianich, cuoca e scrittrice italiana che da anni si è trasferita negli Stati Uniti. «Mi emoziono sempre quando vengo a Venezia - ha detto Lidia Bastianich mentre si trovava al ristorante Al Colombo - e in particolare per questo premio che mi è stato dato come ambasciatrice del “messagge” italiano e veneziano. Mi sono sentita molto a casa». «Sono - prosegue - una messaggera, una cuoca, cucino da oltre 50 anni, lavoro in televisione da vent’anni, ho scritto tredici libri, però credo che la mia forza forse sia quella di dare questo messaggio: comunicare la realtà italiana a tavola, una realtà regionale, tra bontà, filosofia, topografia, clima, culture delle differenti regioni, tutto va nel piatto. Cucinando un piatto mi sento di trasmettere la storia dell’Italia. In assoluto mi manca la mia terra natia, (Pola, Croazia), ci ritorno due ma anche tre volte l’anno. In America sono andata giovane, avevo 12 anni, forse mi mancherebbe anche l’America, e io nel frattempo viaggio». «E’ - prosegue - la nostra una grande professione che richiede passione, lavoro e tanta volontà di fare. Il giovane deve apprendere, stare accanto a persone che ammira, fino a quando troverà la propria identità dietro i fornelli. E’ un mestiere che ti rende felice, se lo fai bene e con passione regala molte soddisfazioni». Il suo sogno nel cassetto? «Continuare - conclude sorridendo - a cucinare, non so...». Il premio, che avrà cadenza biennale ed è assegnato a personalità del mondo dell'impresa, dell'arte e della cultura che si sia distinta per aver portato ai vertici internazionali lo stile italiano nel mondo, si ispira alla vita di Pietro Cesare Alberti, nato a Malamocco, sbarcato e stabilito nel 1635 nella nuova Amsterdam, diventata poi la città di New York, raccontata nel libro "Alberti’s Day" di Claudio Nobbio e Manuele Medoro, copertina illustrata da Lele Vianello.
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Il Gazzettino