TESSERA (VENEZIA) - Licenziato per colpa di un ventilatore che, secondo l'azienda, il dipendente non sarebbe stato autorizzato a portare con sé al lavoro, e per il...
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SANZIONE DISCIPLINARETutto prende il via per un semplice ventilatore da tavolo che un vigilante porta con sè, all'interno di un magazzino aeroportuale, per combattere il caldo soffocante, così come sono soliti fare molti colleghi. Il ventilatore viene però trovato e sequestrato. Il giorno seguente, non trovandolo più, il dipendente ne chiede notizie, ma nessuno gli sa fornire risposta e così presenta una denuncia contro ignoti per il reato di furto. Passano 13 giorni e il vigilante viene chiamato dal superiore che gli vuole restituire il ventilatore ma anche contestare, nel contempo, una sanzione disciplinare per averlo portato senza autorizzazione al lavoro. Il dipendente si rifiuta di ritirare l'addebito disciplinare e non riprende il ventilatore perché non gli viene rilasciata ricevuta di restituzione. E poi si reca a fare un'integrazione di denuncia, specificando dove si trovava l'oggetto scomparso. A questo punto Triveneta sicurezza gli notifica un provvedimento di licenziamento, nel quale gli viene contestato di aver reagito in maniera aggressiva e arrogante al superiore, e di avergli voluto creare un danno con l'integrazione di querela.
DENUNCIA LEGITTIMAIl vigilante, assistito dall'avvocatessa Laura Possiedi, si è rivolto al Tribunale che gli ha dato ragione: l'unico illecito disciplinare da lui commesso, infatti, consiste nel non aver ritirato la la prima contestazione, violazione però non meritevole di licenziamento. Le altre contestazioni, secondo il giudice sono infondate: era diritto del lavoratore quello di sporgere querela per la sparizione del ventilatore. E bene ha fatto a non volerlo riprendere senza dichiarazione di restituzione da parte dell'azienda.
Gianluca Amadori Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino