Veneto e Friuli, Storia & tavola: nuovo libro con Il Gazzettino

Veneto e Friuli, Storia & tavola: nuovo libro con Il Gazzettino
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IL LIBRO - Giornalista e studioso di enogastronomia, fondatore e direttore di riviste di settore, prolifico scrittore, Giampiero Rorato è una garanzia di conoscenza delle cose di cui racconta, con grande passione e senso di appartenenza, della terra e dei suoi frutti, della storia e degli uomini, del cibo e del vino, e anche in questo piacevolissimo “Veneto e Friuli a tavola, le nostre grandi ricette fra storia e leggenda”, Dario De Bastiani editore, da domani il edicola con “Il Gazzettino” a soli 6,80 euro più il prezzo del quotidiano, non si smentisce e non viene meno al rigore, alla puntualità e alla profondità dell’indagine, offrendo sì spazio alla leggerezza del racconto ma senza perdere di vista i fatti e la competenza, in questo tempo in cui tutti – beati loro - sanno tutto di qualunque argomento, e guai a contraddirli.

Un racconto in 17 capitoli, gustoso in tutti i sensi, che ci spiega, ad esempio attraverso la voce e la testimonianza di Adalberto Bresolin, docente di storia economica dell’agroalimetare, perché si debba tornare indietro fino alla conclusione del Concilio di Trento (dicembre 1563) per conoscere la storia del Baccalà mantecato.
Svela la mitica Castradina, il piatto con cui i veneziani celebrano a tavola la festività della Madonna della Salute, raccontata giusto il 20 di novembre da Irina Freguia, al Vecio Fritolin, in calle della Regina, a due giovani sposi milanesi, ignari e del resto già abbastanza spaesati di fronte ad un piatto di misteriose moeche fritte.
E quella dello Sgroppino, il digestivo nato per caso, come spesso succede alle cose, anche piccole, ma che fanno la storia, al confine fra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, 40 anni fa in un albergo di Gorgo al Monticano; e poi il lungo viaggio dello Strudel, partito dal lontano oriente e arrivato sulle colline del Carso. E, ancora, la Sopa Coada, quella trevigiana, con il piccione, e quella di Motta di Livenza e dintorni, con il pollo, la gallina oppure, perché no, col cappone, insomma, con gli animali da cortile, e bravi se trovate quelli giusti e buoni, non da allevamento intensivo.
TRADIZIONI E TERRITORI
E poi si va anche nella Valle del But, una delle sette della Carnia, quella che da Timau scende verso Paluzza, Sutrio, Zuglio, la città romana più settentrionale d’Italia, per giungere a Tolmezzo, fino ad Arta Terme, “Il comune rustico” di Giosuè Carducci, e fermarsi al mitico Salon, prima che spegnesse le luci, alla scoperta dei cjalzons o cjalsons o cjarsons, i ravioli carnici nelle diverse varianti, presenti in Friuli già alla fine del 1300 nella variante çhalçons.
E ancora stupisce “Scoprire che brioche e cappuccino non esisterebbero senza l’eroismo di un fornaio austriaco e di un frate cappuccino friulano (Marco d’Aviano) che, a Vienna, nel 1963 bloccarono l’avanzata dei Turchi in Europa. Perché Rorato ci accompagna dentro i grandi eventi del passato (il Congresso di Vienna, la caduta dell’impero romano d’Oriente, lo sposalizio di Venezia col mare...) ma anche fra i sapori e i profumi delle pietanze, come sottolinea nella bella prefazione Emanuela Da Ros, trevigiana di Vittorio Veneto, giornalista, docente e scrittrice specializzata in letteratura per ragazzi, genere che pratica con successo da vent’anni (“La storia di Marinella. Una bambina del Vajont”, è stata Premio Selezione Bancarellino 2016).

Emanuela ci avverte infine che “i 17 piatti di cui Rorato narra sono capitoli di storia veneta (e friulana) che possono risvegliare un’emozione e una consapevolezza alle quali non si dovrebbe mai abdicare: la capacità di riconoscere in un sapore, un’identità, una comunanza di gusti e una grande cultura. Non solo culinaria”. E noi siamo d’accordo con lei.
Claudio De Min
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