Raccolti i 200mila euro per la liberazione di Marco Zennaro: «È questione di giorni»

Marco Zennaro con il padre
VENEZIA - L'obiettivo dei 200.000 euro, quantificati dal Sudan come titolo di garanzia per la liberazione di Marco Zennaro, è stato centrato. Pur con tutte le cautele...

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VENEZIA - L'obiettivo dei 200.000 euro, quantificati dal Sudan come titolo di garanzia per la liberazione di Marco Zennaro, è stato centrato. Pur con tutte le cautele dovute alla delicata fase in cui si trova la spinosa vicenda, lo conferma Mario Pozza, il presidente di Unioncamere Veneto che aveva lanciato la raccolta di fondi: «I soldi sono stati trovati, ora confidiamo che sia questione di giorni per il rientro a Venezia dell'imprenditore, pur consapevoli delle tensioni internazionali per la guerra fra Russia e Ucraina».


Decisiva per la concretizzazione dell'operazione è stata la decisione del sindaco Luigi Brugnaro di devolvere 50.000 euro, tratti dal fondo per le finalità sociali su cui vengono accantonati i suoi emolumenti mensili, secondo quanto stabilisce la delibera pubblicata ieri.


IL TESTO

Approvato martedì dalla Giunta, il testo fa seguito a una comunicazione formalizzata il giorno prima dallo stesso Brugnaro, il quale «ha confermato la volontà di rinunciare all'indennità di funzione, cosicché l'Ente possa destinare le risorse in tal modo ottenute a fini di pubblico interesse e su tematiche che coinvolgono la sensibilità dei cittadini». I 50.000 euro concorrono al raggiungimento di quota 200.000, la somma fissata per il rimpatrio di Zennaro in pendenza del quarto processo sulla fornitura di trasformatori asseritamente difettosi, «secondo indirizzi operativi da precisare nel corso del tempo».
L'atto di Ca' Farsetti precisa che l'iniziativa mira «a contribuire alla risoluzione di un problema assai vivo nella comunità locale» come dimostrano in città gli striscioni affissi e le manifestazioni promosse.
Si legge infatti nel provvedimento: «Ogni iniziativa istituzionalmente organizzata, e finalizzata a favorire il rientro di Marco Zennaro a Venezia, tra i suoi affetti e i suoi interessi, rappresenta attività di pubblico interesse, anche in ragione del ripristino di una condizione di normalità giuridica e di intensa aspettativa tra la cittadinanza che a più riprese si è mobilitata in tal senso».


LA COLLABORAZIONE

A scendere in campo è stato pure il sistema camerale del Veneto, in stretto raccordo con l'Ambasciata Italiana a Khartum, a sua volta in collegamento con l'Unità di crisi del ministero degli Esteri. «Inizialmente ho coinvolto il mondo delle associazioni di categoria spiega il presidente Pozza ma poi ho trovato la disponibilità anche di diversi privati. Daremo conto dei nomi e degli importi una volta che avremo raggiunto il risultato più importante e cioè il ritorno a casa di Marco. Per il momento posso solo dire che, in questi sei mesi di impegno tenuto nel massimo riserbo, abbiamo riscontrato una bella collaborazione da parte del tessuto economico e sociale del nostro territorio: è la dimostrazione che ci sono ancora dei valori forti. Tengo costantemente i contatti con la famiglia Zennaro e siamo tutti molto fiduciosi. Speriamo solo che la crisi russo-ucraina non vada a complicare ulteriormente il quadro dei rapporti internazionali».


L'ATTESA

Sfibrante è l'attesa dei familiari del 47enne, come ha confidato il padre Cristiano al sito web Focus on Africa: Ora che il procedimento contro Marco è bloccato in Corte di appello l'iter giudiziario è fermo, è tutto un rinvio degli incontri extragiudiziari per alzare la posta facendosi beffa di Marco e dell'ambasciatore italiano Gianluigi Vassallo, pronto a garantire per un accordo tra le parti. Questa storia deve essere trattata e definita a livello superiore. Lo Stato deve convincersi che si tratta di un vero e proprio sequestro. Non ci sono più neppure le date delle udienze, siamo in attesa che venga deciso qualcosa. Se il ricorso sarà accolto o meno».

 

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Il Gazzettino