Batte la leucemia e torna a giocare a calcio, Andrea di 20 anni dentro e fuori dallo Iov per 11 volte torna a vivere

CASTELFRANCO VENETO (TREVISO)/PADOVA - Curato dalla leucemia, torna in campo e viene acquistato dal Real Martellago. Una storia a lieto fine quella di Andrea Barison di 20...

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CASTELFRANCO VENETO (TREVISO)/PADOVA - Curato dalla leucemia, torna in campo e viene acquistato dal Real Martellago. Una storia a lieto fine quella di Andrea Barison di 20 anni, residente a Santa Maria di Sala (Venezia) che era fermo da oltre un anno e mezzo per combattere la leucemia. Non ha mai mollato in questi lunghissimi mesi ed ora è tornato in campo, nel team di mister Alessandro Tamai. 

Ben 11 ricoveri per sconfiggere la leucemia

Preso in carico e curato dall’Oncoematologia della sede dell'istituto oncologico veneto -IOV- di Castelfranco Veneto, in occasione del Natale Andrea lancia un messaggio di affetto e di speranza: «Avevo cominciato l’anno scorso l’Università di Padova, facoltà di Ingegneria gestionale ma ero stato costretto a mollare dopo appena una settimana perché contemporaneamente è arrivata la diagnosi. Ed è stata una gran “botta”. Prima non sapevo nulla di leucemia – racconta Andrea -, dalla sera alla mattina mi sono ritrovato, a soli 19 anni, all’Istituto Oncologico Veneto, ricoverato una prima volta dal 21 ottobre al 18 novembre. Poi di ricoveri ne ho fatti altri dieci, in tutto quattro mesi di permanenza allo Iov». Andrea Barison è stato curato, ha concluso l’ospedalizzazione.

La terapia fino a giugno 2024 ma Andrea torna in campo

«Adesso seguo una terapia farmacologica e infusioni da fare ogni due mesi, devo continuare con il protocollo fino a giugno 2024 ma i primi di ottobre di quest’anno ho ripreso ad andare all’Università, ho sostenuto già due esami e sono contento: tornare alla vita normale pensavo fosse più difficile, è bello svegliarsi la mattina a casa e avere tante cose da fare, piuttosto che in ospedale e pensare a come far passare la giornata». A sostenerlo c'è sempre stata la sua famiglia e gli amici. «Averli vicino è stato importantissimo: a chi si trova, giovane o meno giovane, a vivere quello che ho vissuto io, dico che, anche se difficile, bisogna pensare che è un’esperienza che finisce, e rimarrà solo un brutto ricordo. “Brutto” è un parolone, perché da questa storia ho imparato a riconoscere gli amici veri, che tutti i sabati venivano a trovarmi in ospedale, o sotto la finestra se non si poteva entrare, o fino all’uscio della camera di degenza. Anche il personale ospedaliero me lo ricordo con molto affetto: quando ho i controlli passo sempre in reparto a salutare e a ringraziare, mi hanno sempre trattato come un figlio: ero il più giovane là dentro e quindi facilmente ci si ricordava di me».

L'amore per il calcio

E poi c’è l’amore per il pallone. «Da quando avevo 5 anni gioco a calcio, ho fatto dieci anni nel settore giovanile del Padova Calcio, poi sono passato a squadre di promozione ed eccellenza. Da settembre mi alleno con il Martellago e pochi giorni fa il primario di Oncoematologia Michele Gottardi mi ha dato l’ok a tornare a giocare in modo agonistico». Il via libera, e adesso c’è il campionato davanti. «L’anno scorso il 25 dicembre ero dentro, così come il giorno del mio compleanno il 10 giugno, e quest’anno finalmente… libero, un Natale normale. Dalla malattia ho imparato che anche le piccole cose sono molto importanti: sono un traguardo». «Abbiamo scelto la storia di Andrea, che ringraziamo per la sua testimonianza - sottolinea il Direttore generale dello IOV - IRCCS Patrizia Benini - per lanciare un messaggio di speranza a tutti i nostri assistiti: anche dopo una diagnosi che stravolge la vita, rinascere è possibile, e a questo dobbiamo pensare. L'insegnamento che lasciano addosso certe esperienze si traduce nell'autenticità dei gesti, delle parole, delle persone».

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Il Gazzettino