«Papà malato di Sla: caro Zaia pensi anche a noi, non solo al Tiramisù»

Doretta Cella insieme al padre
CIMADOLMO - Alla fine, dopo mesi, se non anni, di battaglie contro i mulini a vento, Doretta Cella ha deciso di scrivere una lettera aperta (la seconda) direttamente al...

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CIMADOLMO - Alla fine, dopo mesi, se non anni, di battaglie contro i mulini a vento, Doretta Cella ha deciso di scrivere una lettera aperta (la seconda) direttamente al governatore Luca Zaia per denunciare le tremende difficoltà che deve affrontare una famiglia destinata a convivere con un malato di Sla.




Doretta, assieme alla madre, si prende cura del padre di 61 anni da 7 affetto dalla terribile malattia che lo paralizza a letto. Le due donne giorno devono fronteggiare una battaglia. A Zaia chiedono un aiuto. «L'enorme amore che provo per mio padre e l'innato senso di protezione nei suoi confronti - scrive Doretta - è minato dal menefreghismo che le istituzioni hanno verso questa patologia; non esiste infatti struttura nella provincia di Treviso in grado e qualificata da accogliere e seguire malati Sla. Ne esiste una che Lei ha inaugurato a Monastier che si chiama Villa delle Magnolie e che aspetta ancora un riconoscimento regionale per diventare centro specializzato. Non vi è una graduatoria in grado di qualificare la Sla con un punteggio tale da far entrare i pazienti in strutture di 2° livello poiché si trovano a combattere con tante altre patologie reputate gravi in modo stesso. Non parliamo poi se ti colpisce la Sla e non hai ancora compiuto i 65 anni per essere reputato anziano mio padre che ne ha 61 lotta per entrare in una qualsiasi graduatoria».



Doretta e sua mamma si sentono quindi sole, nonostante l'Usl 9 faccia il suo in termini di assistenze domiciliare. Ma non basta: «I famigliari oltre a rinunciare alla propria vita devono rinunciare anche all'aiuto di possibili figure per l'assistenza poiché i costi sono proibitivi - continua - e allora, caro governatore, non pensi solo al nostro invidiato Tiramisù ma anche a chi sta davvero male in tutti i sensi. I fondi Sla sono una gran bella cosa. Aiutano sì, ma non bastano; so per certo che la mia Usl, ha sollecitato più volte la Regione per attirare l'attenzione sulla problematica, ma senza riscontro da parte Sua. E allora vede, non posso io figlia e genitore a mia volta, stare impassibile e aspettare che un giorno chissà quando succeda qualcosa».



E quindi l'appello finale, accorato: «Le chiedo quindi, non solo a nome mio ma anche a nome di tutte quelle famiglie interessate, di aiutarci a vivere serenamente donando maggiore giustizia ai malati Sla del Veneto che sono circa 400». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino