Studentessa manda una lettera choc ai bulli: «Mi avete resa più forte»

Studentessa manda una lettera choc ai bulli: «Mi avete resa più forte»
CONEGLIANO - Lettera aperta di una vittima del bullismo. Il titolo dell'articolo a pie' di pagina del giornalino scolastico dell'istituto Cerletti è da brividi....

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CONEGLIANO - Lettera aperta di una vittima del bullismo. Il titolo dell'articolo a pie' di pagina del giornalino scolastico dell'istituto Cerletti è da brividi. Lo è perché la testimonianza è reale. Quello che racconta è accaduto davvero, non è un testo di sensibilizzazione scritto nell'ambito di un qualche progetto educativo. La studentessa quindicenne che ha subito i soprusi di alcuni compagni di scuola esiste, ha un nome, un volto e un cuore trafitto dalle parole sprezzanti di coetanei per cui il cuore, in questa fase della loro vita, è solo il muscolo che pompa il sangue. La lettera pubblicata sul giornalino della scuola inizia con un grazie.


«A tutti voi che nel corso della mia vita vi siete solo impegnati a divertirvi con le mie emozioni scrive la ragazza - sottolineando i miei difetti anche più nascosti, distruggendomi interiormente senza rendersene conto, voglio dire grazie». Parola sconosciuta ai bulli, che dovranno cercare sul vocabolario per trovarne il significato. «Grazie per avermi lasciata da sola a raccogliere i pezzi rotti di me stessa e fatto in modo che li rimontassi a mio piacimento così da sembrare più forte prosegue -, grazie perché adesso il mio fisico è cambiato. Non so se è migliorato perché ha perso quei pochi chili che avevo in più di cui mi vergognavo, dopo tutte le vostre critiche. O se è peggiorato perché per perdere tutti quei chili ho smesso di mangiare». E si è ammalata di anoressia. Sono parole che fanno riflettere e che provocano la stessa sensazione di quando il gesso stride sulla lavagna. «Voglio dire grazie perché avete tirato fuori i lati peggiori del mio carattere, anche verso le persone che non se lo meritano, avete fatto in modo che diventassi fredda, mi avete insegnato che nella vita in realtà non ci si deve fidare di nessuno».

 «Voglio solo dire un altro grazie a tutti quelli privi di cuore nei miei confronti: nonostante tutto, la vostra ignoranza mi ha reso più forte ed ho sempre mantenuto il sorriso davanti a voi, non lasciandovela vinta». Si è firmata un'alunna del Cerletti, forse sarebbe più adeguato chiamarla donna.


«Questa  lettera  andrebbe letta in ogni classe, in ogni scuola, all'inizio di ogni giornata - scrive Paola Ferrari dell'Osservatorio nazionale bullismo - la ragazza ha sofferto silenziosamente un anno intero senza che nessuno corresse in suo aiuto: è possibile? Le scuole devono fare di più, tutti noi dobbiamo fare di più. Servono campagne di sensibilizzazione ininterrotte, serve controllo, e servono anche punizioni calibrate per chi veste i panni del bullo. Perché quegli abiti devono arrivare a fargli ribrezzo, i bulli devono rendersi conto di cosa fanno e provare un senso di vergogna: solo così capiranno veramente cosa provocano i loro 'giochi' e potranno fare uno, due o cento passi indietro». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino