Compra 45 quintali di legna a 660 euro, poi scopre che non brucia...

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SAN VITO - Acquista 45 quintali di legna, pagandola 660 euro, ma poco dopo, quando le temperature cominciano a farsi più rigide ed è necessario accendere la stufa per riscaldare gli ambienti, scopre che quei tronchi di acacia, provenienti da un'azienda friulana, non ardono. Anzi, pare creino anche dei problemi alla stufa, che comincia a non funzionare più come prima. È incominciata così l'odissea di una 46enne sanvitese che vive insieme con il padre di 80 anni. Dopo qualche tentativo andato a vuoto di riaccendere fiamma e stufa, la donna decide di contattare il fornitore. «È una persona che conosco e dalla quale mi rifornisco da anni tiene a precisare la 46enne e,  proprio per questo, mi sono permessa di fargli presente che la legna non arde. Solitamente acquistavo da lui del carpine bianco, ma questa volta, avendo esaurito le scorte, è stato lui stesso a propormi l'acacia». Padre e figlia le hanno tentate tutte: hanno provato ad asciugare la legna, pensando fosse soltanto un po' bagnata, ma niente da fare. Hanno provato a mescolarla con dei tronchetti avanzati, ma l'effetto è stato identico. «Se non controllo il fuoco ogni cinque minuti confessa la donna mi ritrovo con la stufa spenta. Ha sempre funzionato molto bene e, proprio temendo che si fosse rotta, l'ho fatta anche controllare, ma non è stato evidenziato alcun problema». Tutta colpa, insomma, di quella legna di acacia. 

IL RIVENDITOREA quel punto la 46enne richiama il rivenditore. «Gli ho fatto presente che non c'era verso di farla bruciare racconta ed è qui che sono cominciati i problemi. Inizialmente il titolare ha ripetuto che era impossibile che non ardesse, dopodiché ha cominciato a rispondermi male, quando gli ho chiesto che mi venissero restituiti i soldi già versati. Gli ho chiesto la cortesia di venirsela a riprendere: sarebbe stata l'occasione per testare, effettivamente, la sua resa». Nulla da fare. «Non se parla proprio signora», si è sentita rispondere. Da lì in poi ad ogni tentativo di comunicazione il rivenditore è risultato irraggiungibile. Anzi, ha minacciato la donna, che intanto si era rivolta al Codacons per far valere i propri diritti, di denunciarla per stalking.

IL CODACONSA seguire la vicenda è l'avvocato Margherita Cusin, che tramite raccomandata, ha invitato il commerciante ad ammettere le proprie responsabilità e ad adempiere alle richieste della controparte. La risposta? «Ma ha disconosciuto ogni responsabilità» sintetizza il legale. Intentare una causa costa. «Questa situazione allarga le braccia la donna mi rode da morire. Non siamo una famiglia benestante e 660 euro non ci sono piovuti dal cielo. Quella legna non soltanto mi occupa spazio ma non la posso né utilizzare né tanto meno regalare a qualcuno. Se quel commerciante pensa di averla vinta si sbaglia di grosso: oggi andrò dai carabinieri per formalizzare una denuncia».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino