PORDENONE - Amministratori di condominio, gestori di alberghi e personale dell’Azienda sanitaria a rapporto. La legionella fa paura e, dopo le ultime segnalazioni giunte al...
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LA SITUAZIONE
L’ultimo caso di legionella in città aveva imposto al sindaco Alessandro Ciriani di firmare l’ordinanza urgente di sanificazione dell’impianto idrico-sanitario. Il provvedimento, che risale a inizio agosto, era stato preso in seguito agli accertamenti svolti dall’Aas5 dopo la notifica di malattia infettiva riferita a una residente del condominio “Ariston” di piazzetta Nino Bixio. Fortunatamente la donna colpita dal batterio, ricoverata all’ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone, è fuori pericolo di vita. Ma la legionella, in alcune circostanze, può essere anche letale. Nel 2017 i ricoveri all’ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone erano stati 11, 18 quelli registrati l’anno scorso. Il trend, però, sembra essere in aumento.
LE DIAGNOSI
«Grazie a una diagnostica migliore - sottolinea Massimo Crapis, responsabile dell’Unità malattie infettive dell’Azienda sanitaria 5 del Friuli Occidentale - riusciamo, rispetto al passato, a scovare più casi. Chi presenta un’infezione respiratoria viene immediatamente sottoposto alla ricerca nelle urine dell’antigene della legionella». Si possono fare tutti i controlli possibili e immaginabili ma se poi l’impianto idrico è datato, ci sono i cosiddetti rami secchi, l’acqua ristagna e si crea della ruggine, i batteri della legionella continueranno a proliferare e a colpire, in particolare, persone immunodepresse e affette da altre patologie più o meno gravi. Esponendole a gravissime complicazioni.
I PROTOCOLLI
Dopo i casi di legionellosi riscontrati a Maniago e ad Azzano Decimo, l’Aas5 non aveva fatto altro che applicare i protocolli già in essere e ad attuare verifiche specifiche in tutte le strutture ospedaliere e sanitarie. «La legionella – aveva precisato Lucio Bomben, direttore del Reparto di prevenzione – non è contagiosa e, pertanto, non può essere passata da persona a persona. Benché le verifiche a tubature, cisterne e contenitori di acqua nelle strutture sanitarie siano puntali e avvengano ogni 3-4 mesi, è possibile che il battere possa formasi specie in presenza di impianti idraulici vecchi. Se poi c’è un ristagno di acqua, il battere può diventare inarrestabile. La soluzione finale consiste nell’opera di bonifica che consiste nell’applicazione di uno shock termico: sopra i 50 gradi il battere della legionella non può sopravvivere». Da qui l’appello ad attuare controlli capillari e non soltanto nelle strutture pubbliche. I condizionatori, per esempio, sono alcuni dei principali conduttori del batterio della legionella: un efficace manutenzione dovrebbe scongiurare possibili contagi.
Alberto Comisso Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino