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VENEZIA - Da cinque anni in Veneto vige una legge che impone la sepoltura di ogni feto abortito, indipendentemente dalla settimana di gestazione e dalla volontà della donna. «Una norma che ha il sapore del Medioevo», tuona Elena Ostanel, consigliera regionale del Veneto che Vogliamo, alludendo all'emendamento approvato a ridosso di Natale del 2017 su iniziativa dell'assessore Elena Donazzan (allora di Forza Italia e adesso di Fratelli d'Italia). Per abrogare quella disposizione, l'esponente dell'opposizione ha depositato un progetto di legge sottoscritto anche da buona parte del centrosinistra e frutto della riflessione scaturita dall'incontro con una mamma di Vicenza.
LA TESTIMONIANZA
Si chiama Martina, ha 42 anni e due bambine. «A maggio racconta ho saputo di essere incinta per la terza volta. Ma la gravidanza è partita male, ho avuto il Covid, ad ogni minaccia di aborto ho dovuto pagare l'accesso al Pronto soccorso perché venivo considerata un codice bianco.
LA MOBILITAZIONE
La norma del Veneto è applicata solo nelle Marche, anche se il senatore meloniano Luca De Carlo propone di estenderla e tutta Italia. «Il nostro progetto mette al centro la libera scelta della donna, l'unica a poter decidere cosa fare in coscienza e senza imposizioni», ribadisce Ostanel, mandando un «messaggio politico» al governatore leghista Luca Zaia: «Ha dichiarato che il centrodestra deve cambiare pelle ed essere più inclusivo. Ora terrà fede alle sue parole, appoggiando la nostra proposta, o preferirà assecondare gli alleati di Fdi, sempre più forti in Veneto stando ai sondaggi?». I collettivi femminili si mobilitano contro quello che definiscono «un orrore legislativo e umano» (Marina Mancin, Lottodiognimese), «una norma che vuole alimentare i sensi di colpa nella donna» (Annamaria Tormene, gruppo pari opportunità di Coalizione Civica), «una violenza istituzionale (Mariangela Zanni, Coordinamento Iris). «Non è un tema dei gruppi femministi osserva il portavoce dell'opposizione Arturo Lorenzoni perché qui ne va della libertà di tutti: abbandoniamo gli approcci ideologici, ha fatto retromarcia anche la Lombardia». Fa ammenda il Partito Democratico, che un lustro fa aveva votato a favore: «Ho sentito i colleghi dell'epoca spiega il capogruppo Giacomo Possamai e nella concitazione di un pacchetto contenente molte misure hanno commesso un errore. Ma oggi siamo convinti che vada ripristinato un principio di civiltà».
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Il Gazzettino