La Lega ribolle sui fondi negati del Pnrr: la base "processa" i parlamentari veneti

Mario Conte e Dimitri Coin
TREVISO - Nella Marca la base della Lega ribolle, si agita, contesta. Ed esce allo scoperto. Nel mirino ci finiscono i vertici del movimento, dal segretario Matteo Salvini fino ai...

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TREVISO - Nella Marca la base della Lega ribolle, si agita, contesta. Ed esce allo scoperto. Nel mirino ci finiscono i vertici del movimento, dal segretario Matteo Salvini fino ai parlamentari, visti come troppo distanti dal territorio. E ferocemente attaccati. I terreni di scontro sono molteplici: dalle accuse di essere ondivaghi in tema di vaccini, come dimostrano le uscite dell'eurodeputato Gianantonio Da Re che addirittura non si è fatto scrupoli nell'attaccare Salvini accusandolo di guardare con troppa accondiscendenza il mondo dei no vax e che adesso rischia provvedimenti disciplinari; agli scarsi supporti arrivati da Roma alla battaglia del presidente dell'Anci Mario Conte sulla distribuzione dei fondi per la rigenerazione urbana. Il 92% delle richieste arrivate dal Veneto è stata ignorata. E dalla capitale non è arrivata una sola parola da parte di deputati e senatori. Le due cose mescolate hanno creato una miscela esplosiva non da poco.


L'ACCUSA

«Ma come? - esclama Fulvio Pettenà, leghista doc, per 20 anni presidente del consiglio provinciale - Conte lancia un appello per sostenere i comuni veneti e, da Roma, nessuno dei nostri risponde? Inaccettabile. Questi non ascoltano il territorio». Ma visto che ormai il clima è da scontro tra bande, dalla sua pagina Facebook risponde il deputato Dimitri Coin, ex segretario provinciale della Lega prima di passare in Parlamento: «Senza scendere in dettagli, sul tema dei recenti fondi ai Comuni stiamo dedicando da tempo molta attenzione, confrontandoci con chi di dovere, attraverso i canali politici che la politica deve usare, ma noi, caro sincero e schietto amico che non abbiamo più vent'anni, preferiamo fare piuttosto che parlare e sicuramente non facciamo gli influencer sui social. Il problema della ripartizione dei fondi è assolutamente evidente, va risolto, ma va anche capito come sono stati stabiliti i criteri». Una risposta secca con una frecciata non tanto velata a quegli amministratori che i social li usano assiduamente, magari diretta proprio a quel Mario Conte che dai social ha fatto partire la campagna sui fondi.


LO SCONTRO

Pettenà però non si scompone: «Lavorano in silenzio? Peccato che non lo sappia nessuno. Ma che ci sia uno scollamento tra il territorio e i nostri parlamentari non lo dico io, ma i sindaci, gli amministratori. Un deputato democristiano, all'epoca, otteneva di più che non i nostri 50 rappresentanti. Dal nostro territorio si è alzato un grido d'allarme, ma non lo stanno ascoltando». Una buona parte della base leghista la pensa così. Dalle sezioni arrivano lamentele variegate, accuse di essere assenti: «Pare che siano adagiati troppo sulle poltrone romane - rincara Giancarlo Da Tos, consigliere comunale trevigiano, altro nome storico della Lega cittadina - invece dovrebbero stare molto di più in mezzo al popolo. Ma come: un sindaco come Mario Conte, che è anche presidente dell'Anci, fa un'uscita del genere e non si fa sentire nessuno? I comuni veneti vengono tutti penalizzati e nessuno si muove?».


LA SFIDA

Da Tos sposa anche la linea di Da Re sui vaccini: «Perfettamente d'accordo con Da Re. Qui in Veneto abbiamo un governatore come Luca Zaia che, fin dal primo giorno, è in prima linea contro il Covid dai nostri a Roma non arriva nulla. Il problema è che in questo partito, purtroppo, non ci sono più momenti di confronto. Sezioni e segreterie sono commissariate, i congressi non si fanno. E poi ogni volta che uno parla e ha un'idea diversa, si parte subito col procedimento di espulsione. Ma se i militanti più vecchi come me hanno qualcosa da ridere, forse sarebbe il caso di prestare ascolto, di valutare cosa viene detto e analizzarlo. Invece niente».
 

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Il Gazzettino