Lega. Roberto Marcato e quel dettaglio (anzi due) che manca. Solo una questione di look?

Roberto Marcato
PADOVA - «Ma... assessore, proprio lei?» Vedere Roberto Marcato, delega alle Attività produttive del Veneto, alla cerimonia in memoria dell'11 settembre a...

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PADOVA - «Ma... assessore, proprio lei?» Vedere Roberto Marcato, delega alle Attività produttive del Veneto, alla cerimonia in memoria dell'11 settembre a Padova, senza il fazzoletto con il Leone di S. Marco che esce dal taschino della giacca è come trovarsi un garibaldino senza foulard, un bersagliere senza il cappello piumato. Manca pure la spilla con Alberto da Giussano, manca qualcosa di verde. "Toro scatenato" è all'angolo ma abbozza la difesa anche se la mise è più azzurra che mai: giacca blu, camicia bianca, cravatta intonata, e pochette bianco celeste. «L'ho fatto perché fa pendant con il vestito, sono un uomo di buon gusto, ci tengo molto ai colori coordinati». E al tentativo successivo di capire se il segno ottico preluda a qualcos'altro, prova il gancio: «Non so, non sono di queste parti». E chiude cinturando l'avversario: «Il leone c'è ma è scivolato dentro il cuore».

IL SALUTO

Poesia per mimetizzare un dolore? Eppure come si fa a nascondere la propria fede, quella per cui ogni leghista vorrebbe "essere Marcato"? Uno che dice pane al pane, che saluta con "Bojorno sior" e tiene l'italiano per le grandi occasioni. Uno che usa l'Apecar e non solo i social per le campagne elettorali. Ma non è un segnale isolato. Marcato durante il suo intervento non manca di salutare la consigliera regionale Elisa Venturini (Forza Italia). «Ma io porto sempre il saluto di tutti i presenti della Regione», replica.


E si arriva al profondo. «Ricordo a tutti che gli atti di terrorismo che hanno devastato l'Europa negli ultimi anni sono stati perpetrati da terroristi cittadini, figli di migranti di seconda e terza generazione, spesso e volentieri arrivavano dalle periferie precisa Marcato -. Oggi più che mai non dobbiamo abbassare la guardia e lavorare affinché le periferie non siano mai più focolaio di terrorismo. La guerra in Ucraina sicuramente non aiuta nei rapporti internazionali e anche, in questo caso, l'auspicio è che, quanto prima, tacciano le armi e si apra lo spazio per una diplomazia efficace».


Le periferie non vanno abbandonate, non solo quelle degli italiani ma anche quelle degli immigrati. Un ragionamento molto meno radicale di quello fatto dai leghisti finora. Che sia il segno della conversione? Un politico non spende mai parole invano. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino