Le vie del Signore sono infinite, si suole dire ogni volta che il destino di una persona muta imprevedibimente, in genere per il meglio. Le svolte nella vita di Modesta Pozzo...
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La prima svolta avviene nel 1556, un anno dopo la sua nascita: i suoi genitori, Gerolamo Pozzo e Maria Dal Moro, muoiono. Modesta, col fratello Leonardo, è erede di un patrimonio familiare cospicuo, e finisce per essere contesa fra i parenti: affidata inizialmente alle cure dei nonni materni, a sette anni viene prelevata di nascosto e condotta nel monastero femminile di Santa Marta.
Sembra una iattura, è l'inizio di un'altra svolta: i monasteri veneziani di quel secolo non sono esattamente degli eremi; in alcuni casi si va e si viene a piacimento, in generale vi è una torma di persone che viene ad ascoltare concerti o semplicemente a chiacchierare amabilmente nei parlatori con le monache; e Modesta si impone all'ammirazione dei visitatori per l'intelligenza sveglia, la risposta pronta, la memoria fuori del normale.
Apprende i primi rudimenti della poesia e della musica, e quando due anni più tardi può tornare a casa dei nonni viene avviata allo studio del latino e del disegno, nonché all'arte del canto e della musica. Accanto a lei, una giovane zia alla quale viene impartita la stessa educazione, con la quale diverrà inseparabile, che la porterà a vivere con sé anche quando si sposerà con Giovanni Nicola Doglioni.
Altra svolta, altra vita: lo zio acquisito ne completa la formazione culturale iniziandola alla disciplina della prosa e dei versi; Modesta Pozzo inizia la sua trasformazione in Moderata Fonte. Una delle sue prime opere, “Le Feste”, viene presentata al doge Nicolò da Ponte il giorno di Santo Stefano; nello stesso periodo scrive anche “I tredici canti del Floridoro”, dedicati al matrimonio del granduca di Toscana Francesco I de' Medici con la nobildonna veneziana Bianca Cappello. Nel quarto canto Moderata trova il coraggio di osservare che la presunta inferiorità della donna rispetto all'uomo non è determinata da fattori naturali, ma dalla diversa educazione ricevuta, rivendicando per le donne il diritto allo studio e a un ruolo non subalterno.
Ma ogni medaglia ha il suo rovescio: e Moderata è anche Modesta. Doglioni si preoccupa di trovarle un marito, e nel 1572 la sposa all'avvocato Filippo de' Zorzi. Da quel momento, pur non rinunciando alla sua attività letteraria, la donna sacrifica molto di sé e - fedele al suo nome di battesimo - si rinchiude fra le mura di casa, accudisce i figli, scompare sempre più al mondo.
Nella sua opera principale, “Il merito delle donne”, sette veneziane discutono sulla condizione femminile e sui rapporti con l'uomo, ritenendo ingiustificata la preminenza accordata agli uomini dalla società; e come sarebbe invece auspicabile una vita autonoma e senza vincoli; poi si chiedono però perché le donne siano “schiave volontarie fino alla morte” degli uomini. Modesta/Moderata è la rappresentazione di tale condizione: l'opera esce nel 1600, pubblicata per volere della sua famiglia. Lei era già morta da otto anni, trentasettenne, dando alla luce il suo quarto figlio.
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Il Gazzettino