​In Veneto oltre 17 milioni di voucher: seconda regione italiana per utilizzo

In Veneto oltre 17 milioni di voucher: seconda regione italiana per utilizzo
Studenti? Baby sitter? Pensionati che tagliano l'erba? Non vanno a loro i voucher, soprattutto non in Veneto. Secondo gli ultimi dati dell'Inps, che fotografano...

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Studenti? Baby sitter? Pensionati che tagliano l'erba? Non vanno a loro i voucher, soprattutto non in Veneto. Secondo gli ultimi dati dell'Inps, che fotografano l'andamento del 2016, l'identikit del voucherista tipo ha caratteristiche ben diverse: ha 36 anni e si ritrova intrappolato in condizioni di precariato. A illustrare i dati la Cgil regionale che, per rilanciare la sua battaglia contro i voucher e chiedere al governo di sciogliere il nodo della data del referendum, ha invitato Susanna Camusso alla manifestazione in programma venerdì al teatro Accademia di Conegliano. 


Intanto si scopre che il Veneto è la seconda regione italiana per utilizzo dei voucher: in tutto oltre 17 milioni di ticket, anche se il sindacato ritiene che sommando quelli staccati per i rinforzi natalizi, si potrebbe arrivare a sfiorare i 19 milioni (con un aumento di quasi il diecimila percento in otto anni). In testa le province di Verona, Venezia, Padova e Treviso (tutte sopra i tre milioni) che, insieme a Vicenza, si trovano nei primi undici posti della graduatoria nazionale. I percettori di ticket da mini-impieghi sono 169.606, di cui uno su quattro risulta disoccupato (41.639 persone). Il 51% dei voucheristi, invece, ha un lavoro (8.6506 veneti) e uno su due riceve il voucher dalla stessa azienda con cui aveva un rapporto di lavoro, spesso vedendo degradare la propria posizione da un'assunzione regolare a un più favorevole, ma solo per l'azienda, pagamento a voucher. «Questo ci fa capire che di questo fenomeno non si parla con cognizione di causa commenta Elena di Gregorio segretario generale Cgil Veneto e di quanto questo sistema stia degenerando, diventando allarmante. I voucheristi sono persone che hanno bisogno di lavorare e si ritrovano improvvisamente senza garanzie di ferie, di malattia o di disoccupazione. E il ricatto non è di privati ma di imprese che vogliono risparmiare sui costi del lavoro».


Secondo la Cgil questi dati rappresentano la punta di un iceberg, la cui parte sommersa è lavoro nero: «Basta analizzare gli infortuni. Buona parte avvengono nella prima ora di lavoro con voucher». Oltre 84mila fruitori dei ticket sono intrappolati in condizioni di precariato e instabilità (di cui i casi più gravi sono i 34mila che vivono di soli voucher). La parte del leone la fa appunto il Terziario (a seguire commercio e servizi alla persona), con l'80% dei casi rilevati: alberghi, bar ristoranti impiegano infatti il 45% dei prestatori a voucher. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino