Studenti? Baby sitter? Pensionati che tagliano l'erba? Non vanno a loro i voucher, soprattutto non in Veneto. Secondo gli ultimi dati dell'Inps, che fotografano...
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Intanto si scopre che il Veneto è la seconda regione italiana per utilizzo dei voucher: in tutto oltre 17 milioni di ticket, anche se il sindacato ritiene che sommando quelli staccati per i rinforzi natalizi, si potrebbe arrivare a sfiorare i 19 milioni (con un aumento di quasi il diecimila percento in otto anni). In testa le province di Verona, Venezia, Padova e Treviso (tutte sopra i tre milioni) che, insieme a Vicenza, si trovano nei primi undici posti della graduatoria nazionale. I percettori di ticket da mini-impieghi sono 169.606, di cui uno su quattro risulta disoccupato (41.639 persone). Il 51% dei voucheristi, invece, ha un lavoro (8.6506 veneti) e uno su due riceve il voucher dalla stessa azienda con cui aveva un rapporto di lavoro, spesso vedendo degradare la propria posizione da un'assunzione regolare a un più favorevole, ma solo per l'azienda, pagamento a voucher. «Questo ci fa capire che di questo fenomeno non si parla con cognizione di causa commenta Elena di Gregorio segretario generale Cgil Veneto e di quanto questo sistema stia degenerando, diventando allarmante. I voucheristi sono persone che hanno bisogno di lavorare e si ritrovano improvvisamente senza garanzie di ferie, di malattia o di disoccupazione. E il ricatto non è di privati ma di imprese che vogliono risparmiare sui costi del lavoro».
Secondo la Cgil questi dati rappresentano la punta di un iceberg, la cui parte sommersa è lavoro nero: «Basta analizzare gli infortuni. Buona parte avvengono nella prima ora di lavoro con voucher». Oltre 84mila fruitori dei ticket sono intrappolati in condizioni di precariato e instabilità (di cui i casi più gravi sono i 34mila che vivono di soli voucher). La parte del leone la fa appunto il Terziario (a seguire commercio e servizi alla persona), con l'80% dei casi rilevati: alberghi, bar ristoranti impiegano infatti il 45% dei prestatori a voucher. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino