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Ci mancava anche questa. Non bastava una congiuntura complicata che potrebbe avere il suo picco verso la fine dell'anno a mettere in difficoltà le piccole e medie imprese regionali. Evidentemente no, visto che si è aggiunta un'altra grana per le aziende che hanno meno di 50 addetti e che sono la maggioranza oltre che la spina dorsale dell'economia del Friuli Venezia Giulia.
LA STANGATA
Si tratta di una vera e propria stangata e riguarda l'adeguamento all'inflazione annuale del Trattamento di fine rapporto di quei dipendenti che hanno deciso di lasciare nelle casse dell'impresa il Tfr. Il boom dell'inflazione, infatti, ha causato una forte rivalutazione del Tfr anche per le piccole imprese del Friuli che potrebbe costare quest'anno fino a quasi 2.600 euro in più a dipendente.
LA MISURA
«I calcoli li ha fatti l'Ufficio studi della Cgia di Mestre. C'è, però, un passaggio da sapere per capire perchè è venuto a galla il problema.
LO STUDIO
Dopo queste considerazioni c'è da aggiungere che l'ufficio studi della Cgia ha ipotizzato che per un lavoratore che timbra il cartellino da 5 anni nella stessa azienda con meno di 50 addetti, la rivalutazione del suo Tfr provocherà nel bilancio 2023 un incremento dei costi pari a 593 euro, salendo sino a circa 1.370 euro se l'anzianità è di 10 anni e a 2.594 se l'anzianità, invece, arriva a 20 anni. La rivalutazione è a spese del datore di lavoro visto che i soldi rimangono in azienda, mentre per le imprese con più di 50 dipendenti il Tfr finisce nel fondo dell'Inps che provvede alla rivalutazione annuale.
L'ANZIANITÁ
Va segnalato - sempre secondo lo studio della Cgia - che tendenzialmente i lavoratori dipendenti delle piccole imprese hanno un'anzianità di servizio più contenuta dei colleghi occupati nelle realtà più grandi. È utile precisare che il Tfr è una forma di salario differito; se il dipendente decide di "lasciarlo" in azienda, le conseguenze finanziare possono essere anche negative, così come è successo quest'anno. Tuttavia, è comunque auspicabile per l'impresa che il dipendente mantenga questa decisione. Infatti, per fronteggiare la mancanza di liquidità che da sempre contraddistingue la quotidianità di queste realtà avere a disposizione delle risorse aggiuntive, sebbene non siano "proprie", è importante. Soldi che, comunque, l'imprenditore ha in "prestito" e deve almeno in parte corrispondere al proprio dipendente quando quest'ultimo durante il periodo lavorativo lo richiede o interamente al termine del rapporto di lavoro.
CHI RISCHIA DI PIÚ
Tra le 107 province esaminate, Gorizia è al 58° posto, ossia quella che ha i problemi maggiori, con 16.810 addetti che lavorano nelle piccole realtà. Seguono Pordenone con il 53,2, Udine con il 52,9 e Trieste con il 47,1 per cento. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino